Friday, March 03, 2006

Ma di che parlavano a casa i coniugi Mills?

LA BERLUSCONI CONNECTION Scagionata la ministra Tessa Jowell. Non sapeva degli affari loschi del marito
Blair in persona annuncia il verdetto con cui il suo capo di gabinetto, sir O'Donnel, dopo un’inchiesta interna, ha assolto la Jowell dall’accusa di aver infranto il codice etico che proibisce a ministri e membri delle loro famiglie di accettare regali.
di STEFANO BALDOLINI

Assolta Tessa Jowell, ministro britannico per la cultura, i media e lo sport, fedelissima di Tony Blair. Suo marito, l’avvocato d’affari David Mills sotto inchiesta per corruzione in Italia, ricevette sì 600 mila dollari, con cui nel 2000 venne estinto un mutuo per una casa nel Kentish Town, nel nord di Londra, ma non disse nulla alla moglie.
Evidentemente all’interno delle mura domestiche, parlava di altre cose, la coppia d'oro del New Labour, formatasi nei Settanta come consiglieri municipali a Camden, sobborgo operaio di Londra. Uno di quei quartieri depressi dove il governo Blair prova con ostinazione a recuperare la lost generation britannica, i teenager nullafacenti designati dall’ennesimo acronimo (Neet: “Not currently engaged in Employment, Education or Training”), tra i 100 e i 150 mila nel paese, un quarto solo nella cool London.
Non è un caso che sia stato Tony Blair in persona ad annunciare il verdetto con cui il suo capo di gabinetto, sir Gus O'- Donnel, dopo due giorni di inchiesta ministeriale, ha assolto la Jowell dall’accusa di aver infranto il codice etico britannico che proibisce a ministri e membri delle loro famiglie di accettare regali. Non c’era solo da rispettare il vincolo di fedeltà con il suo ministro – dal 1997 nel governo – fedeltà ribadita nei giorni scorsi quando incalzato dalla stampa il premier ribadiva la sua fiducia.
Ma occorreva scacciare lo spettro del suo ex spin doctor, quell’Alistair Campbell bruciato dal dossier Iraq ed evocato nei giorni scorsi dal Daily Telegraph, e secondo il quale, non conta se colpevole o innocente, ma quando un ministro coinvolto in uno scandalo rimane in prima pagina per una settimana, il suo destino è segnato. E come dimenticare il povero David Blunkett, il potente ministro fatto fuori due volte prima per un’infelice love story e poi per un conflitto d’interessi che in Italia farebbe solo sorridere? Occorreva dunque che fosse Downing Street a dare prova di forza, considerato che per l’opinione pubblica, il caso è tutt’altro che chiuso. I media britannici non sembrano accontentarsi del rispetto delle procedure del codice ministeriale introdotto dal “Committee on Standards in Public Life” nel 1995, e aggiornato ogni anno dal parlamento.
Le parole della stessa Jowell – «accetto pienamente che mio marito avrebbe dovuto informarmi e, se lo avesse fatto, lo avrei naturalmente reso noto» – non sono sufficienti a dissipare le ombre sul suo comportamento. Èlei stessa ad ammettere che il marito avrebbe dovuto dirle del “regalo” e che lei, a sua volta, avrebbe dovuto riferire immediatamente al suo segretario particolare, nel pieno rispetto del codice ministeriale.
Troppo poco esplicito il risultato dell’inchiesta, così come ventilato dal Financial Times, perché i media mollino l’osso, nel consueto gioco di sponda tra tabloid scandalistici e testate autorevoli.
E soprattutto, nella stessa indagine, nessun riferimento all’origine dei soldi, come scritto dal Times.
Sull’Italian Connection, stanno indagando infatti i magistrati milanesi Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo. E l’ipotesi, com’è noto, è che quei 600mila dollari fossero il regalo all’avvocato Mills del presidente del consiglio Silvio Berlusconi per testimoniare il falso ai processi per le tangenti alla Guardia di finanza e All Iberian, tra il '97 e il '98. Circostanza negata dall’avvocato in una ormai celebre lettera ai suoi consulenti fiscali: egli non mentì, ma superò alcuni passaggi difficili.
Nello stralcio dell’inchiesta chiuso la settimana scorsa, l’avvocato Mills, figlio di un pezzo grosso dello spionaggio (secondo una leggenda familiare Kenneth Mills, trasferito alla fine della guerra da Gibilterra in Giamaica - sventò personalmente un primo tentativo di rivoluzione cubana di Fidel Castro) è descritto come l’ideatore del complesso di società del comparto estero del gruppo Fininvest. In caso, questo l’esito di un percorso iniziato alla metà dei “ruggenti” anni ’80. Con la City in continuo rialzo.
«Enormi quantità di denaro transitavano da Londra – ricorda il Guardian – e per regolare tutto quel flusso c’era bisogno di avvocati inglesi che fossero in grado di preparare e discutere schemi di contratto secondo le leggi inglesi. La domanda era alta, e la possibilità di guadagno pure. Ciononostante, la scelta di Mills, per quanto profittevole, doveva rivelarsi fonte di notevoli grattacapi.
Il suo coinvolgimento in società straniere, e in particolar modo italiane, doveva risolversi in una continua fonte di imbarazzo per lui e per sua moglie, il ministro della cultura, Tessa Jowell.» Come quando nel 1996, la Procura di Milano inoltrò una richiesta all’allora ministro dell’interno, Michael Howard, per ottenere la collaborazione nelle indagini per corruzione che coinvolgevano Berlusconi. La pista seguita li aveva portati alla Cmm Corporate Services, la società offshore registrata nelle Isole Vergini che lo stesso Mills aveva venduto nel giugno del 1994 per 750 mila sterline.
E a proposito di imbarazzo, come non citare il 1997 con la Jowell, appena insediata ministro della salute impegnata a rispettare l’impegno elettorale di abolire le sponsorizzazioni da parte delle industrie del tabacco alle gare sportive, e suo marito consulente legale ed ex dirigente della scuderia Benetton, altrettanto impegnato – sempre per il governo – a proteggere le gare di Formula 1 dallo stesso bando.
«Il chiasso che ne derivò mise la coppia di fronte a una dif- ficile prova di lealtà», scrive l’Independent, «la Jowell aveva privatamente contestato la scelta». E la coppia d’oro sembra aver tenuto duro anche in questi giorni, con Mills a difendere l’estraneità della Jowell dalle transazioni pericolose. Il loro destino però traccia nubi fosche sull’operato del governo Blair.
Che, secondo i magistrati milanesi, avrebbe svolto un «incomprensibile e sistematico» depistaggio. Le autorità londinesi avrebbero addirittura ostacolato i tentativi di ottenere l'estradizione di Mills in Italia. La denuncia, contenuta in una lettera spedita al ministero dell’interno britannico, ha avuto inevitabile risalto sui media e prodotto l’immediata reazione dello stesso Blair che ha annunciato alla Camera dei Comuni una seconda indagine interna per fugare ogni sospetto. E per scacciare ogni fantasma.

Europa di oggi, venerdì 3 marzo 2006

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