Monday, October 09, 2006

Smoke and mirrors

«È la solita politica italiana Anche l'Unione fa trucchi»
L'«Economist»: Padoa-Schioppa piegato dall'ala sinistra

ROMA — Smoke and mirrors: fumo e specchi, in italiano diremmo specchietti per le allodole. Con questo titolo l'autorevole settimanale inglese The Economist boccia la manovra del governo Prodi. «Coloro che avevano sperato che il governo di centrosinistra di Romano Prodi — comincia l'articolo — avrebbe messo fine al gioco delle tre carte sui conti pubblici così caro al governo di centrodestra di Silvio Berlusconi devono essere rimasti delusi da questa prima Finanziaria». Il trucco più grande contenuto nella manovra, secondo l'Economist, è quello sul trasferimento di parte del Tfr (i futuri accantonamenti per la liquidazione) dalle aziende all'Inps: considerare questo flusso di denaro come un'entrata anziché un debito verso i lavoratori è «imperdonabile». E ciò non è certo il tipo di operazioni da aspettarsi «da un ex membro dell'esecutivo della banca centrale europea » come Tommaso Padoa- Schioppa. Ma questo dimostra quanto il ministro dell'Economia, prosegue il settimanale, si sia dovuto «piegare per placare le richieste dell'ala sinistra» della coalizione. Sotto tiro anche la manovra fiscale, che potrebbe frenare la crescita, e che difficilmente potrà avvantaggiare il 90% dei contribuenti come dice il governo, perché Regioni e Comuni, osserva l'Economist, aumenteranno le loro imposte.
Il giudizio della testata inglese, molto ascoltata dalla comunità finanziaria internazionale, è di quelli che fanno male. Oggi come ieri. Non a caso le frequenti bocciature subite da Berlusconi provocarono dure polemiche tra lo stesso ex premier e l'Economist mentre l'opposizione rilanciava soddisfatta le accuse del settimanale. Ora il centrosinistra reagisce perlopiù sforzandosi di fare buon viso a cattivo gioco. Ma c'è anche chi, come il ministro dell'Ambiente, il verde Alfonso Pecoraro Scanio, riesce a ricondurre pur sempre al centrodestra la responsabilità delle critiche: «Premesso che l'Economist non è mai stato benevolo coi governi italiani, con Berlusconi la credibilità del nostro Paese è peggiorata. E quindi è inevitabile che anche i nostri atti vengano letti con un pregiudizio negativo». «Noi — rivendica Alfonso Gianni (Rifondazione), sottosegretario allo Sviluppo — quando il centrosinistra applaudiva l'Economist per le critiche a Berlusconi eravamo gli unici a sostenere che il settimanale lo attaccava da destra. E quindi oggi non ci stupiamo». Per Marco Rizzo (Pdci) il settimanale ha ragione sul fisco, «perché alla fine un operaio di Mirafiori con moglie e due figli a carico ci rimette», ma ha torto sulla richiesta di maggior rigore: «La gente è già infuriata così». Chi invece vuole correre in edicola e fare incetta di copie è Maurizio Gasparri (An). «Ci incartiamo Prodi, che quando stava all'opposizione imbracciava l'Economist contro di noi, al punto che noi avevamo ribattezzato il settimanale Ecomunist ». «Ora invece — aggiunge Maurizio Sacconi (FI) — tutta la stampa anglosassone ha capito che questo governo è egemonizzato dalla sinistra radicale».
Enrico Marro
08 ottobre 2006
Corriere

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