Operazioni segrete della Cia, quattordici i paesi europei coinvolti
TERRORISMORAPPORTO DEL CONSIGLIO D’EUROPA SUL CIRCUITO DELLE “RENDITIONS”, CHE COMPRENDEVA ANCHE L’ITALIA
Operazioni segrete della Cia, quattordici i paesi europei coinvolti
di STEFANO BALDOLINI
Europa Quotidiano, oggi giovedì 8 giugno 2006
Una «ragnatela globale», un vero e proprio circuito delle renditions, architettato da Washington con la complicità di quattordici paesi europei – tra cui l’Italia – che hanno collaborato con la Cia o tollerato il trasferimento aereo di presunti terroristi.
È quanto denuncia il rapporto del Consiglio d’Europa redatto dal senatore svizzero Dick Marty, presentato ieri a Parigi e anticipato martedì scorso dalla Bbc.
«È ormai chiaro, anche se si è ancora lontani dall’aver potuto accertare tutta la verità – ha detto Marty – che le autorità di diversi paesi europei hanno attivamente partecipato, con la Cia, a delle attività illegali e che altri le hanno ignorate con cognizione di causa o che non hanno voluto sapere.» Nel dettaglio, sette paesi europei vengono messi in causa per «violazione dei diritti della persona» in occasione di trasferimenti illegali: Italia, Svezia, Bosnia-Erzegovina, Gran Bretagna, l’ex repubblica iugoslava della Macedonia, Germania e Turchia.
«Altri stati – continua Marty – possono essere considerati responsabili di collusione, attiva o passiva, in materia di detenzioni segrete e di trasferimenti illegali fra stati»: Polonia, Romania, Spagna, Cipro, Irlanda, Portogallo, Grecia.
In più Polonia e Romania avrebbero ospitato centri di detenzione segreti.
Dal rapporto emerge come l’aeroporto romano di Ciampino fosse uno degli scali utilizzati per le soste dei voli, di norma per il rifornimento di carburante.
La base di Aviano invece era stata usata per imbarcare l’egiziano Abu Omar, rapito nel 2003 in pieno centro a Milano.
La relazione, tuttavia, non offre prove, e basa le sue congetture soprattutto sulle registrazioni dei voli fornite dall’agenzia dell’Unione europea per il traffico aereo, Eurocontrol, e su testimonianze dei coinvolti.
L’indagine si svolge parallelamente a quella del parlamento europeo. Secondo quest’ultima i dati dell’Eurocontrol dimostrano che ci sono stati più di mille voli Cia illegali che hanno fatto scalo sul territorio europeo dal dopo 11 settembre. Finora però non è chiaro se, o quanti, detenuti siano stati “consegnati”, e non si è fatto luce sulle presunte prigioni segrete.
Il caso dei voli Cia esplose in novembre scorso quando il Washington Post sollevò il caso. In seguito, l’organizzazione Human Rights Watch identificò Polonia e Romania come le «possibili località» in cui si trovavano le prigioni segrete, ma entrambi i paesi hanno negato il loro coinvolgimento. In gennaio l’anticipazione del rapporto Marty in cui i governi europei «non potevano non sapere.» Naturalmente non sono mancate le reazioni dei paesi interessati.
Il governo polacco ha respinto al mittente le accuse. «Sono calunnie, (il rapporto, ndr) non è basato su nessuna prova», ha dichiarato il primo ministro Kazimierz Marcinkiewicz.
«Lanciare accuse del genere basandosi solo su indizi è inaccettabile», ha detto la portavoce del governo rumeno.
Perentoria la reazione di Tony Blair che liquida il rapporto: «Non aggiunge assolutamente nulla di nuovo». Il governo spagnolo smentisce «categoricamente» che Madrid abbia partecipato «attivamente o passivamente» al trasporto di detenuti, ribadendo inoltre che «il governo non ha la benché minima informazione» su presunti scali in Spagna di aerei Cia.
In Italia, il senatore Enzo Bianco, ex presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, chiede che della vicenda se ne occupi il parlamento e definisce «inaccettabile» il comportamento dell’allora ministro Castelli. Il riferimento è alla mancata richiesta di estradizione in Italia di 22 agenti della Cia coinvolti nella vicenda Abu Omar. L’ex Guardasigilli respinge ogni accusa: «prima di redigere un rapporto di tale importanza occorrerebbe sentire tutte le parti in causa, e non solo una.» Nessun commento dalla Commissione europea, che intende prima avere un «quadro completo» delle due indagini in corso. Il rapporto presentato da Marty sarà discusso il prossimo 27 giugno a Strasburgo, in occasione della sessione plenaria dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
Operazioni segrete della Cia, quattordici i paesi europei coinvolti
di STEFANO BALDOLINI
Europa Quotidiano, oggi giovedì 8 giugno 2006
Una «ragnatela globale», un vero e proprio circuito delle renditions, architettato da Washington con la complicità di quattordici paesi europei – tra cui l’Italia – che hanno collaborato con la Cia o tollerato il trasferimento aereo di presunti terroristi.
È quanto denuncia il rapporto del Consiglio d’Europa redatto dal senatore svizzero Dick Marty, presentato ieri a Parigi e anticipato martedì scorso dalla Bbc.
«È ormai chiaro, anche se si è ancora lontani dall’aver potuto accertare tutta la verità – ha detto Marty – che le autorità di diversi paesi europei hanno attivamente partecipato, con la Cia, a delle attività illegali e che altri le hanno ignorate con cognizione di causa o che non hanno voluto sapere.» Nel dettaglio, sette paesi europei vengono messi in causa per «violazione dei diritti della persona» in occasione di trasferimenti illegali: Italia, Svezia, Bosnia-Erzegovina, Gran Bretagna, l’ex repubblica iugoslava della Macedonia, Germania e Turchia.
«Altri stati – continua Marty – possono essere considerati responsabili di collusione, attiva o passiva, in materia di detenzioni segrete e di trasferimenti illegali fra stati»: Polonia, Romania, Spagna, Cipro, Irlanda, Portogallo, Grecia.
In più Polonia e Romania avrebbero ospitato centri di detenzione segreti.
Dal rapporto emerge come l’aeroporto romano di Ciampino fosse uno degli scali utilizzati per le soste dei voli, di norma per il rifornimento di carburante.
La base di Aviano invece era stata usata per imbarcare l’egiziano Abu Omar, rapito nel 2003 in pieno centro a Milano.
La relazione, tuttavia, non offre prove, e basa le sue congetture soprattutto sulle registrazioni dei voli fornite dall’agenzia dell’Unione europea per il traffico aereo, Eurocontrol, e su testimonianze dei coinvolti.
L’indagine si svolge parallelamente a quella del parlamento europeo. Secondo quest’ultima i dati dell’Eurocontrol dimostrano che ci sono stati più di mille voli Cia illegali che hanno fatto scalo sul territorio europeo dal dopo 11 settembre. Finora però non è chiaro se, o quanti, detenuti siano stati “consegnati”, e non si è fatto luce sulle presunte prigioni segrete.
Il caso dei voli Cia esplose in novembre scorso quando il Washington Post sollevò il caso. In seguito, l’organizzazione Human Rights Watch identificò Polonia e Romania come le «possibili località» in cui si trovavano le prigioni segrete, ma entrambi i paesi hanno negato il loro coinvolgimento. In gennaio l’anticipazione del rapporto Marty in cui i governi europei «non potevano non sapere.» Naturalmente non sono mancate le reazioni dei paesi interessati.
Il governo polacco ha respinto al mittente le accuse. «Sono calunnie, (il rapporto, ndr) non è basato su nessuna prova», ha dichiarato il primo ministro Kazimierz Marcinkiewicz.
«Lanciare accuse del genere basandosi solo su indizi è inaccettabile», ha detto la portavoce del governo rumeno.
Perentoria la reazione di Tony Blair che liquida il rapporto: «Non aggiunge assolutamente nulla di nuovo». Il governo spagnolo smentisce «categoricamente» che Madrid abbia partecipato «attivamente o passivamente» al trasporto di detenuti, ribadendo inoltre che «il governo non ha la benché minima informazione» su presunti scali in Spagna di aerei Cia.
In Italia, il senatore Enzo Bianco, ex presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, chiede che della vicenda se ne occupi il parlamento e definisce «inaccettabile» il comportamento dell’allora ministro Castelli. Il riferimento è alla mancata richiesta di estradizione in Italia di 22 agenti della Cia coinvolti nella vicenda Abu Omar. L’ex Guardasigilli respinge ogni accusa: «prima di redigere un rapporto di tale importanza occorrerebbe sentire tutte le parti in causa, e non solo una.» Nessun commento dalla Commissione europea, che intende prima avere un «quadro completo» delle due indagini in corso. Il rapporto presentato da Marty sarà discusso il prossimo 27 giugno a Strasburgo, in occasione della sessione plenaria dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
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