Friday, October 27, 2006

«Dati utili, ma il catastrofismo deresponsabilizza. Cambiare si può»

«Dati utili, ma il catastrofismo deresponsabilizza. Cambiare si può». I commenti di Realacci e Ferrante
di stefano baldolini
EUROPA QUOTIDIANO, mercoledi 25 ottobre 2006

Basta con i catastrofismi e rimbocchiamoci le maniche pensando al futuro. Dare una data sulla fine delle risorse è sempre un’operazione rischiosa. Il “Living Planet Report 2006” del Wwf suscita qualche perplessità tra le fila degli ambientalisti riformisti dell’Ulivo.
E trova sulla stessa linea, Ermete Realacci, presidente della commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della camera, e Francesco Ferrante, capogruppo dell’Ulivo in commissione ambiente al senato.
Per Realacci, «occorre concentarsi sulla speranza del futuro anziché perdersi dietro a vaticini catastrofici, necessari da un lato per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma che dall’altro finiscono per deresponsabilizzare.» «Le politiche ambientali – continua il presidente onorario di Legambiente –, a partire dal contenimento dei gas serra, sono sì essenziali per mantenere l’equilibrio del pianeta, così come evidenziato dal rapporto del Wwf, ma soprattutto dovrebbero rappresentare una straordinaria occasione per un’economia che sappia investire sul terreno dell’innovazione, della ricerca e conoscenza.» Realacci punta l’indice sulla qualità. «Questo è vero in tutto il mondo, ma è vero soprattutto in Italia, che oltre ad essere terreno adatto per innovazione, ricerca e conoscenza, può contare sulla qualità».
Qualità che così come «è il retroterra del successo del made in Italy, consentirebbe di produrre ricchezza e di rendere compatibile la nostra economia consumando meno energia e meno materie prime.» Con un occhio al futuro. «Non perdiamo di vista la progettualità – chiosa il deputato della Margherita – dire semplicemente che tra trent’anni servirà un altro pianeta, significa che tanto vale lasciar perdere ogni battaglia, e andare al mare con la fidanzata aspettando la fi- ne. Non mi sembra il caso…».
E proprio dal 2050, preconizzato nel rapporto, parte il senatore Francesco Ferrante: «Il Wwf fornisce sempre dati molto interessanti, ma sono sempre un po’ perplesso quando vedo con tanta nettezza de- finire una data di esaurimento delle risorse. Non credo che sia quello il punto. E ogni volta mi viene da citare la saga della fine del petrolio, e la celebre battuta di Sheikh Zaki Yamani, ministro saudita dell’Opec negli anni ’70 - «L’età della pietra non finì per mancanza di pietra, e l’età del petrolio finirà molto prima dell’esaurimento del petrolio – insomma, quello che vale per il petrolio vale in genere per le altre risorse naturali. Importante è capire che è sbagliato continuare con questo modello di sviluppo che affianca consumo di risorse e processi poco innovativi. E qui l’esempio dell’energia torna utile. La perdita di risorse va a braccetto con l’uso di tecnologie antiquate.» Abbandonati i catastrofismi, bisogna puntare sull’innovazione e farlo in maniera differente per aree del pianeta. «Puntando sulla dematerializzazione delle risorse nei paesi più ricchi, e nel trasferirimento di nuove tecnologie ai paesi in via di sviluppo.
A cui non si può chiedere di fermare la loro corsa, ma si può consigliare di continuare a correre in maniera diversa», chiude Ferrante.

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