Friday, October 20, 2006

La sorpresa del cuneo

IL COMMENTO
La sorpresa del cuneo
di MASSIMO GIANNINI
LA Repubblica

DAL CILINDRO magico della Legge Finanziaria esce ogni giorno una sorpresa nuova. Sparisce l'imposta di successione, travestita da tassa di registro, e poi ricompare. Compare l'esenzione del bollo per le auto ecologiche, accoppiata alla stangata sui Suv, e poi sparisce. Si materializzano massicce assunzioni di precari nella scuola, e poi svaporano col taglio di 50 mila insegnanti. Dire che c'è confusione, a questo punto, è un puro eufemismo.

Ma tra le mirabilie più sgradevoli della manovra, per il vasto e già scontento pubblico dei contribuenti, ce n'è una finora mediaticamente poco nota, anche se politicamente dolorosa. Il famoso "cuneo fiscale", sul quale Prodi ha felicemente scommesso durante la campagna elettorale. Solo ora, a poco più di due settimane dal varo della Finanziaria, il sindacato si sta rendendo conto che, della promessa riduzione dell'odiato "cuneo", gli oltre 18 milioni di lavoratori dipendenti non intascheranno un solo euro.

Certamente non una novità imprevista: nascosta tra le pieghe dei testi approvati c'era scritta fin dall'inizio. Ma sicuramente una verità amara: nel dibattito pubblico è stata taciuta, molti italiani non l'hanno ancora capita, Epifani, Bonanni e Angeletti avranno molte difficoltà a farla digerire alla loro "base". Secondo il programma dell'Unione, l'abbattimento degli oneri tributari, sociali e contributivi (che generano l'enorme differenza tra la retribuzione lorda che le imprese pagano per ciascun lavoratore e lo stipendio netto che quest'ultimo incassa in busta paga) doveva essere di 5 punti in un solo anno. Sarà invece (e almeno questo è noto) spalmato in due tranche (a febbraio e a luglio 2007) e sarà diviso tra le imprese (che beneficeranno del 60% della riduzione totale) e i lavoratori (ai quali andrà il restante 40%).

Il vantaggio per il sistema industriale è chiaro, ed è stato ampiamente spiegato dal governo. Le imprese, attraverso l'introduzione di nuove deduzioni dalla base imponibile dell'Irap connesse con il costo del lavoro, risparmieranno 2,5 miliardi di euro nel 2007 e 4,4 miliardi di euro nel 2008. Il corto-circuito, mediatico e fiscale, riguarda invece i lavoratori. In cosa si traduce, concretamente, la riduzione del cuneo fiscale per i dipendenti? La Finanziaria non l'ha indicato, il governo non l'ha spiegato, Cgil-Cisl-Uil non l'hanno chiarito. Per un motivo semplice, quanto impopolare: per i lavoratori dipendenti i benefici del cuneo coincidono (e non si aggiungono) con la riforma dell'Irpef varata da Visco. La riduzione degli oneri sociali e fiscali in busta paga, cioè, viene interamente assorbita dalla rimodulazione delle aliquote, dalla trasformazione delle deduzioni in detrazioni e dall'aumento degli assegni familiari, già previste dal governo come piatto forte dell'operazione di "redistribuzione del reddito a favore dei ceti medio-bassi".

Poco importa che questa presunta o pretesa "manovra neo-keynesiana" sia già stata equamente contestata da destra e da sinistra, che non comporti significativi sconti d'imposta dai 40 mila euro di reddito in su, e che anche per le fasce di reddito più basse contenga patenti anomalie e stupefacenti disparità di trattamento. Sia tra settori di lavoro (per esempio impiegati o operai), sia tra tipologie di famiglia (per esempio single e nuclei con figli). Resta il fatto che proprio questa riforma, presentata con tutt'altro "titolo", è la palingenetica "riduzione del cuneo". Lo si capisce, indirettamente, non dalla Finanziaria, ma solo dalla Relazione previsionale e programmatica che l'accompagna, come meritoriamente si è accorto solo il Manifesto di qualche giorno fa: "La riduzione del carico fiscale sui lavoratori - si legge a pagina 28 - viene realizzata nell'ambito di un più ampio intervento di riforma Irpef che interessa non solo i lavoratori dipendenti, ma tutti i contribuenti".

Dunque, chi spera in una "manna" fiscale con le buste paga del prossimo anno resterà deluso. Quello che gli spetterà è già contenuto nella nuova Irpef rimodulata. In molti casi si tratterà di un risparmio di qualche decina di euro al mese. In qualche caso si tratterà di un aggravio di qualche centinaio di euro al mese. Il danno, per tutti, è che non c'è nient'altro da risparmiare. La beffa, per molti, è che con la riduzione del cuneo c'è addirittura da perdere, invece di guadagnare. Forse questo paradosso già basta a spiegare i silenzi di Palazzo Chigi, insieme al cupio dissolvi del sindacato.

È l'ennesimo equivoco di questa manovra, sulla quale Prodi e la sua squadra palesano vistose carenze di comunicazione mediatica, ma anche pericolosi deficit di gestione politica. Il centrodestra non può alzare il dito: in cinque anni, e con una maggioranza parlamentare di 138 seggi, Berlusconi premier ha imposto sulle sue Finanziarie ben otto voti di fiducia. Ma la fiducia appena annunciata anche dal governo Prodi, che dovrebbe essere decisa oggi alla Camera e non solo al Senato, è un pessimo segnale. Per la maggioranza, molto più che per l'opposizione, se è vero che sulla manovra licenziata da Palazzo Chigi il 29 settembre già pendono la bellezza di 254 richieste di modifica avanzate dagli stessi ministri che l'avevano approvata nemmeno venti giorni fa. Non può essere un caso che l'ultima rilevazione effettuata ieri dall'Ipr per Repubblica. it fotografa un tracollo di consensi per l'esecutivo unionista. Non si governa con i sondaggi, come pretendeva di fare il Cavaliere. Ma non si governa neanche con l'improvvisazione, come sa bene anche il Professore.

(19 ottobre 2006)

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