Thursday, August 17, 2006

L’emergenza mondiale dell’acqua non risparmia neanche i paesi ricchi

L’emergenza mondiale dell’acqua non risparmia neanche i paesi ricchi
L’allarme, lanciato dal Wwf nel rapporto “Rich countries, Poor water”, arriva alla vigilia della “Settimana mondiale dell’acqua” indetta dal 20 al 26 agosto. Per l’International Water Management Institute l’uso delle risorse idriche è aumentato di 6 volte negli ultimi 100 anni e dovrebbe raddoppiare entro il 2050.
di STEFANO BALDOLINI
EUROPA QUOTIDIANO 17 AGOSTO 2006
Anche i paesi ricchi sono toccati dalla crisi mondiale dell’acqua.
L’allarme, lanciato dal Wwf, che ha diffuso il rapporto “Rich countries, Poor water”, arriva alla vigilia della “Settimana mondiale dell’acqua” indetta dal 20 al 26 agosto a Stoccolma.
Secondo l’organizzazione ecologista, il fenomeno ha assunto dimensioni globali e non risparmia nessuno. «La ricchezza economica non si traduce in abbondanza d’acqua – commenta Jamie Pittock, del Wwf – scarsezza e inquinamento stanno diventando sempre più comuni, e la responsabilità di affrontare il problema grava sia sulle nazioni ricche sia su quelle povere». Molteplici e di diversa natura, le cause. Dai cambiamenti climatici alla siccità, dalla scomparsa delle zone umide alla cattiva gestione delle risorse. O la carenza di infrastrutture idriche a fronte di una domanda ormai fuori controllo.
Così ad essere coinvolti, oltre a paesi come la Spagna e l’Australia (il continente più arido del pianeta), sono anche aree per tradizione meno sensibili al problema, come alcune zona della Gran Bretagna, gli Stati Uniti e il Giappone.
«La vecchia retorica dell’equazione Africa uguale siccità – dichiara Michele Candotti, segretario generale del Wwf Italia – è ora largamente ma tristemente superata dai dati che provengono da Australia, America, Europa e anche dall’Italia.
La recente crisi idrica del bacino del Po, ed i danni subiti da cittadini ed agricoltori, devono farci riflettere ed imporre un’attenzione ed un senso d’urgenza senza precedenti nella gestione dei bacini fluviali e del territorio».
E se in Australia a preoccupare è la salinizzazione delle falde e dei terreni, o in vaste zone degli Stati Uniti si fa un uso d’acqua che supera di molto la soglia di sostenibilià, nei paesi mediterranei la crisi è invece acuita dal turismo di massa e dal boom delle tecniche d’irrigazione usate in agricoltura.
«I paesi ricchi – si legge nel rapporto – devono attuare cambiamenti drastici nelle loro politiche se vogliono evitare la crisi che sta riguardando le nazioni più povere». Il Wwf propone diverse strategie: bilanciare i consumi con la tutela dell’ambiente; cambiare radicalmente l’atteggiamento verso la “protezione” dell’acqua; riparare le infrastrutture obsolete; preservare i bacini idrici; aumentare i prezzi agli agricoltori; diminuire la contaminazione; studiare di più i sistemi idrici.
Le politiche dovrebbero partire dalle città del “primo mondo” sotto accusa, come Houston o Sidney, dove il consumo di acqua è nettamente superiore al ritmo di ricostruzione delle riserve, o come Londra dove la cattiva rete di distribuzione porta alla dispersione dell’equivalente di trecento piscine olimpiche al giorno. D’altra parte nelle previsioni dei demografi entro il prossimo anno la maggioranza della popolazione mondiale andrà a vivere nelle aree urbane, dunque il ruolo delle metropoli (e delle megalopoli) sarà sempre più determinante.
Tutto questo mentre l’emergenza già c’è.
Secondo le Nazioni Unite, più di un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua, mentre due miliardi e seicento milioni subiscono conseguenze sanitarie legate ad un «peggioramento della qualità» (Un Water Development Report).
Naturalmente la maggior parte vive nei paesi più poveri.
Secondo l’International Water Management Institute, organizzazione con sede in Sri Lanka finanziata dai centri internazionali di ricerca delle compagnie agricole, la carenza d’acqua sta aumentando più velocemente del previsto. Globalmente l’uso delle risorse idriche è aumentato di sei volte negli ultimi cento anni e dovrebbe raddoppiare ancora entro il 2050. L’agricoltura e le tecniche impiegate, inciderebbero dell’80 per cento. «Bisogna reinventare l’irrigazione», dichiara Frank Rijsberman, direttore generale dell’Iwmi.
Così la mancanza di acqua in Asia e Australia, che affliggerebbe un miliardo e mezzo di persone, sarebbe provocata da un eccessivo uso dell’acqua dei fiumi. In Africa, dove l’acqua ci sarebbe pure, il problema è che mancano le infrastrutture per portarla alla popolazione.
Un altro punto su cui lavorare è il prezzo dell’acqua stessa.
In questo senso, il Wwf suggerisce che i paesi ricchi paghino di più la risorsa necessaria per la propria agricoltura.
Secondo l’Iwmi, la crescita della domanda conseguente ad un probabile miglioramento della qualità della vita di paesi come Cina e India, dovrebbe portare ad un aumento del prezzo dell’acqua imbottigliata (già ai livelli di quello del petrolio).
Solo agendo sui prezzi si dovrebbe poter soddisfare l’incremento della richiesta di cibo sulla Terra, stimato al 5o per cento nei prossimi venti anni.

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