Friday, August 04, 2006

Se la democrazia manda al potere anche i terroristi

Una democratizzazione parziale e incompleta può aumentare il rischio di belligeranza. Ciò che dovremmo fare noi, nella comunità mondiale delle democrazie liberali consolidate, è non abbandonare il perseguimento della democratizzazione, ma perfezionarlo. Dovremmo riconoscere che soltanto in circostanze eccezionali (come nella Germania e nel Giappone del dopoguerra) le democrazie vengono effettivamente alla luce sotto occupazione militare, e che l´obiettivo di far nascere la democrazia di per sé non legittima un intervento militare. Dovremmo ammettere che, come ha scritto di recente il dissidente iraniano Akbar Ganji sul New York Times, è meglio che i popoli trovino da soli il loro cammino verso la libertà, mentre nostro dovere è quello di aiutarli nel modo in cui vogliono essere aiutati. Dovremmo imparare dall´esperienza che un sicuro monopolio della violenza organizzata, le frontiere ben controllate, la legalità e i mezzi indipendenti di informazione sono tanto importanti quanto le elezioni, e potrebbe essere necessario che venissero prima di esse. Dovremmo imparare che lungo la strada si devono condurre trattative con alcune persone o regimi davvero sgradevoli, come Siria e Iran. E dovremmo ricordare che in questo sporco e complicato vecchio mondo gli ex fautori della lotta armata e persino chi la pratica - i terroristi, se si vuole - possono diventare leader democratici. Come Menachem Begin. Come Gerry Adams. Come Nelson Mandela. Cerchiamo quindi di non buttare il bambino/democratizzazione con l´acqua del bagnetto/Bush. Siamo in presenza di un´idea eccellente, che deve soltanto essere tradotta in realtà meglio, e con pazienza, e a lungo raggio. La conclusione esatta di questo ragionamento, pertanto, è strana ma vera: un po´ di democrazia è un pericolo. Assicuriamocene quindi molta di più. (Traduzione di Anna Bissanti)
Timothy Garton Ash su Repubblica

0 Comments:

Post a Comment

<< Home