Nakamats
Giappone - Nakamatsu: «Vivrò fino a 144 anni»
Stefano Baldolini
QuadrantEuropa 15/05/2006
Ha inventato oltre 3000 brevetti. E' l'inventore di floppy disk, Cd e orologio digitale. A 77 anni non ha alcuna fretta di invecchiare e ritiene di essere giunto a metà della propria esistenza. Un ritratto dello scienziato giapponese Yoshiro Nakamatsu
Uno come Yoshiro Nakamatsu farebbe la fortuna di Robert K. Graham, il presidente della banca del seme dei Nobel, raccontato da David Plotz in “La fabbrica dei geni” (Lindau, 2006). L’inventore miliardario degli occhiali di plastica infrangibile, che un giorno decide di contrastare il declino del Paese offrendo alle donne americane sperma di genio per l’inseminazione artificiale. In qualche modo è lo stesso NakaMats a confermarlo.
«Mia madre e mio nonno avevano menti creative», dichiara alla Cnn, «perciò il mio Dna non è che il frutto dei miei genitori». Ma come ogni scienziato che si rispetti non lega le sue doti al mero lavorìo della genetica. Anzi, volontà di ferro e fattori ambientali sono stati parimenti decisivi. A partire dalla sua infanzia. Quando, a nemmeno tre anni, la madre, che aveva frequentato l’Università femminile di Tokyo, comincia a insegnargli la fisica, la matematica e la chimica. Negli stessi anni, decisivo, pare, fu il suo interesse per l’aeromodellismo, i giochi con i cugini. Naturale dunque che alla tenera età di cinque anni, uno così si metta a inventare un controllo automatico di gravità per un modellino di aereo. Seguono gli studi a Tokyo, «nell’università più dura del Giappone».
Il prodotto di tale fortunata combinazione è l’uomo-inventore per eccellenza, il Leonardo da Vinci che (forse) il genio italiano avrebbe voluto inventare. Peccato che lo stesso Leonardo non figuri tra i cinque più grandi scienziati della storia selezionati dalla U.S. Science Academic Society: Archimede, Faraday, Marie Curie, Nikola Tiesla, e naturalmente Nakamatsu. A cui dobbiamo il floppy disk, il CD, l’orologio digitale. Ma anche una improbabile macchina per sviluppare l’intelligenza umana tramite un cassone dotato di un meccanismo che raffredda il cervello e scalda i piedi, il Love-Jet, uno spray destinato a triplicare la stimolazione sessuale grazie a un ingrediente misterioso, o l’Enerex, un motore in grado di estrarre dall’acqua il triplo dell’energia comunemente liberata dalla benzina nei motori a scoppio.
Insomma, nel bene e nel male, una macchina da brevetti di 77 anni, capace di depositarne oltre 3.000, il triplo di quanto fosse riuscito a fare un certo Thomas Edison, fermo ad “appena” 1.093. E in quanto a capacità di applicare i principi della produzione di massa alla scienza, colui che portò l’energia elettrica nelle case era un altro che non scherzava. Limitandosi spesso, nel mitico laboratorio di ricerca Menlo Park (New Jersey), a soprintendere alle operazioni dei suoi impiegati, ma dimostrando al contempo un’abilità unica nel brevettare, e nel battere i suoi concorrenti. Ma i punti in comune tra i due non sono finiti. Entrambi dormono appena quattro ore a notte, per esempio. Secondo Nakamatsu, che ritiene che più di sei ore di sonno siano dannose alla salute, chi segue i suoi consigli può raggiungere i 144 anni di età. «Così, sono soltanto a metà della mia vita – dice al Japan Times nel 2002 – Posso quasi raddoppiare il numero delle mie invenzioni. Finora sono 3218, quindi alla fine della mia vita potrebbero essere 6000».
Così chiave per un’innovazione di successo è la «libertà dell’intelligenza», ossia la possibilità di lavorare senza legami. Per realizzare questo, Nakamatsu sostiene di non avere mai cercato finanziamenti, e di aver sviluppato e prodotto da sé le proprie invenzioni. Se per Edison le idee erano “un per cento ispirazione e 99 per cento traspirazione”, per NakaMats è l’esatto contrario, e alla “traspirazione”, segue una fase (pari al 99 per cento) per cui ha inventato persino un nome nuovo, l’“ikispiration”.
Dunque, tre gli elementi del suo processo creativo: suji, la teoria della conoscenza; pika, l’ispirazione; e iki: il lato pratico di una cosa, la fattibilità, il successo sul mercato. E i tre stadi hanno luogo in tre differenti spazi del suo ufficio di 110 impiegati di Akasaka, uno dei più costosi quartieri commerciali di Tokyo, ovviamente a comoda distanza dall’ufficio brevetti giapponese. Quando si sviluppa un’idea «la prima regola è che devi stare calmo». Dunque ecco la “static” room. Un luogo di pace e tranquillità, arredato come un giardino giapponese: di rocce, acqua, piante; e muri bianchi. La vista sullo skyline di Tokyo. Né metallo, né cemento. Un luogo dove associare liberamente idee, fare collegamenti, brainstorming. Prima della meditazione vera e propria.
Questo è il secondo passaggio, per cui esiste un'altra stanza, la “dynamic” room completamente opposta alla prima: scura, arredamenti in pelle, e un imponente impianto hi-fi. Per concentrarsi su un’idea, anche la musica segue un percorso preordinato. Prima il jazz, poi musica “easy listening” e infine la Quinta di Beethoven. Infine, la “piscina creativa”. Letteralmente. Dove ristorare la mente, e mentre si nuota sotto il pelo dell’acqua, farsi raggiungere dall’ispirazione. E se c’è il problema di non farsela sfuggire, di gettarla su carta, nessun problema, basta scrivere l’idea su un blocco di Plexiglas. Naturalmente, inventato da NakaMats.
Stefano Baldolini
QuadrantEuropa 15/05/2006
Ha inventato oltre 3000 brevetti. E' l'inventore di floppy disk, Cd e orologio digitale. A 77 anni non ha alcuna fretta di invecchiare e ritiene di essere giunto a metà della propria esistenza. Un ritratto dello scienziato giapponese Yoshiro Nakamatsu
Uno come Yoshiro Nakamatsu farebbe la fortuna di Robert K. Graham, il presidente della banca del seme dei Nobel, raccontato da David Plotz in “La fabbrica dei geni” (Lindau, 2006). L’inventore miliardario degli occhiali di plastica infrangibile, che un giorno decide di contrastare il declino del Paese offrendo alle donne americane sperma di genio per l’inseminazione artificiale. In qualche modo è lo stesso NakaMats a confermarlo.
«Mia madre e mio nonno avevano menti creative», dichiara alla Cnn, «perciò il mio Dna non è che il frutto dei miei genitori». Ma come ogni scienziato che si rispetti non lega le sue doti al mero lavorìo della genetica. Anzi, volontà di ferro e fattori ambientali sono stati parimenti decisivi. A partire dalla sua infanzia. Quando, a nemmeno tre anni, la madre, che aveva frequentato l’Università femminile di Tokyo, comincia a insegnargli la fisica, la matematica e la chimica. Negli stessi anni, decisivo, pare, fu il suo interesse per l’aeromodellismo, i giochi con i cugini. Naturale dunque che alla tenera età di cinque anni, uno così si metta a inventare un controllo automatico di gravità per un modellino di aereo. Seguono gli studi a Tokyo, «nell’università più dura del Giappone».
Il prodotto di tale fortunata combinazione è l’uomo-inventore per eccellenza, il Leonardo da Vinci che (forse) il genio italiano avrebbe voluto inventare. Peccato che lo stesso Leonardo non figuri tra i cinque più grandi scienziati della storia selezionati dalla U.S. Science Academic Society: Archimede, Faraday, Marie Curie, Nikola Tiesla, e naturalmente Nakamatsu. A cui dobbiamo il floppy disk, il CD, l’orologio digitale. Ma anche una improbabile macchina per sviluppare l’intelligenza umana tramite un cassone dotato di un meccanismo che raffredda il cervello e scalda i piedi, il Love-Jet, uno spray destinato a triplicare la stimolazione sessuale grazie a un ingrediente misterioso, o l’Enerex, un motore in grado di estrarre dall’acqua il triplo dell’energia comunemente liberata dalla benzina nei motori a scoppio.
Insomma, nel bene e nel male, una macchina da brevetti di 77 anni, capace di depositarne oltre 3.000, il triplo di quanto fosse riuscito a fare un certo Thomas Edison, fermo ad “appena” 1.093. E in quanto a capacità di applicare i principi della produzione di massa alla scienza, colui che portò l’energia elettrica nelle case era un altro che non scherzava. Limitandosi spesso, nel mitico laboratorio di ricerca Menlo Park (New Jersey), a soprintendere alle operazioni dei suoi impiegati, ma dimostrando al contempo un’abilità unica nel brevettare, e nel battere i suoi concorrenti. Ma i punti in comune tra i due non sono finiti. Entrambi dormono appena quattro ore a notte, per esempio. Secondo Nakamatsu, che ritiene che più di sei ore di sonno siano dannose alla salute, chi segue i suoi consigli può raggiungere i 144 anni di età. «Così, sono soltanto a metà della mia vita – dice al Japan Times nel 2002 – Posso quasi raddoppiare il numero delle mie invenzioni. Finora sono 3218, quindi alla fine della mia vita potrebbero essere 6000».
Così chiave per un’innovazione di successo è la «libertà dell’intelligenza», ossia la possibilità di lavorare senza legami. Per realizzare questo, Nakamatsu sostiene di non avere mai cercato finanziamenti, e di aver sviluppato e prodotto da sé le proprie invenzioni. Se per Edison le idee erano “un per cento ispirazione e 99 per cento traspirazione”, per NakaMats è l’esatto contrario, e alla “traspirazione”, segue una fase (pari al 99 per cento) per cui ha inventato persino un nome nuovo, l’“ikispiration”.
Dunque, tre gli elementi del suo processo creativo: suji, la teoria della conoscenza; pika, l’ispirazione; e iki: il lato pratico di una cosa, la fattibilità, il successo sul mercato. E i tre stadi hanno luogo in tre differenti spazi del suo ufficio di 110 impiegati di Akasaka, uno dei più costosi quartieri commerciali di Tokyo, ovviamente a comoda distanza dall’ufficio brevetti giapponese. Quando si sviluppa un’idea «la prima regola è che devi stare calmo». Dunque ecco la “static” room. Un luogo di pace e tranquillità, arredato come un giardino giapponese: di rocce, acqua, piante; e muri bianchi. La vista sullo skyline di Tokyo. Né metallo, né cemento. Un luogo dove associare liberamente idee, fare collegamenti, brainstorming. Prima della meditazione vera e propria.
Questo è il secondo passaggio, per cui esiste un'altra stanza, la “dynamic” room completamente opposta alla prima: scura, arredamenti in pelle, e un imponente impianto hi-fi. Per concentrarsi su un’idea, anche la musica segue un percorso preordinato. Prima il jazz, poi musica “easy listening” e infine la Quinta di Beethoven. Infine, la “piscina creativa”. Letteralmente. Dove ristorare la mente, e mentre si nuota sotto il pelo dell’acqua, farsi raggiungere dall’ispirazione. E se c’è il problema di non farsela sfuggire, di gettarla su carta, nessun problema, basta scrivere l’idea su un blocco di Plexiglas. Naturalmente, inventato da NakaMats.
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