Saturday, February 12, 2005

La ricetta di Fox: «Pari diritti anche ai clandestini»

Ieri l’incontro a Roma con il ministro degli Esteri Fini. «Con gli Usa siamo vicini a un’intesa: bisogna aiutare i lavoratori senza documenti»
La ricetta di Fox: «Pari diritti anche ai clandestini»Il presidente messicano: né Lula, né Chávez, il mio modello è un mercato libero con responsabilità sociale
ROMA - Anche se mantiene legami forti con gli Stati Uniti, il Messico, Paese di oltre cento milioni di abitanti con una posizione strategica nelle Americhe, guarda sempre più all’Europa per il proprio sviluppo. Tra il socialismo aperto a influenze liberiste di Lula in Brasile e il populismo di Hugo Chávez in Venezuela, l’uomo che lo governa persegue un’altra strada: «Un mercato libero con responsabilità sociale. Espandere il mercato per aumentare i posti di lavoro, avere cura del capitale umano». Quando l’economia e la necessità di attenuare i divari sociali irrompono con la loro materialità nella politica, certi schemi ideologici sono sorpassati dai fatti. Presidente del Messico con una formazione da imprenditore nel settore agricolo-pastorizio e da dirigente della Coca-Cola, Vicente Fox Quesada è un moderato convinto che lo Stato debba difendere i diritti dei propri cittadini emigrati in ogni caso. Anche se questi cittadini hanno varcato illegalmente i confini. L’atteggiamento «costruttivo» che si prefigge verso il Paese di George W. Bush non impedisce a Fox di definire «inaccettabile» l’idea di costruire un muro nella zona di San Diego, California, dove entrano clandestinamente i messicani in cerca di lavoro. Da combattere, a suo avviso, è il traffico di droga. Lo stesso traffico che aveva un’antenna tra gli organizzatori delle visite all’estero di Fox come quella di ieri a Roma, durante la quale il presidente si è trovato d’accordo con Gianfranco Fini sulla necessità di evitare l’aggiunta di nuovi seggi permanenti nel Consiglio di sicurezza dell’Onu e ha dato un’intervista al Corriere . Tramite la Spagna, il suo Paese sembra avvicinarsi all’Europa. Per il futuro il vostro partner principale saranno gli Stati Uniti o l’Unione europea? «Se guardiamo i numeri, vediamo che cosa sta succedendo. Il bilancio commerciale del Messico riguarda per l’85% esportazioni negli Stati Uniti. Quelle verso Usa e Canada crescono al ritmo del 15% l’anno. Il 10% del nostro commercio è con l’Europa, ma questo aumenta del 25%. C’è uno spostamento a favore dell’Ue. E’ la tendenza che vogliamo stimolare». Su quali merci puntate? «Cibo e prodotti delle fattorie, molto competitivi. Ma vogliamo andare oltre: puntiamo anche su aeromobili, componenti di auto, elettronica...». In Brasile Lula è aperto a influenze liberiste, Chávez in Venezuela ha un’impostazione populista. Per lo sviluppo, il suo modello qual è? «Un mercato libero con responsabilità sociale. Dal volto umano. Far crescere l’economia ed espandere il mercato per far aumentare i posti di lavoro. Con una forte politica sociale: ci teniamo al capitale umano. Le spese per sanità, istruzione, lotta alla povertà sono la priorità numero uno». Il suo governo ha messo su Internet una guida per chi emigra. I consigli sono diretti anche ai messicani entrati negli Stati Uniti clandestinamente. E’ una ritorsione per misure adottate da Washington? «Sull’immigrazione, con gli Stati Uniti intendiamo arrivare a un’intesa. Loro hanno moltissimo bisogno della produttività e delle capacità dei nostri cittadini. Io e Bush siamo vicini a un accordo, presenterà un progetto al Congresso. Nel frattempo ognuno di noi deve assicurare a ciascun messicano sicurezza, pieno rispetto dei diritti umani e del lavoro». A tutti. Senza eccezioni? «Non importa se sono negli Stati Uniti con o senza documenti. Perciò il mio Paese ha un programma che informa chiunque abbia esigenze di tutela. Vedo che nel Congresso statunitense qualcuno pensa di costruire un muro vicino San Diego. Lo rifiutiamo assolutamente: non si addice a una nazione democratica che ha la leadership nelle libertà». Come definisce il suo atteggiamento verso gli Stati Uniti? «Dobbiamo essere molto costruttivi nelle relazioni con gli Usa, sulla base di una visione positiva e ottimistica per un futuro da affrontare insieme». Presidente, mercoledì a Madrid l’Eta ha messo una bomba vicino a una mostra che lei stava per inaugurare con Juan Carlos. Ha pensato anche a una reazione dei trafficanti di droga ai quali dichiara guerra? «Non ho visto connessioni. So che, duri verso il terrorismo, estradiamo gli arrestati dell’Eta che la Spagna ritiene di chiederci». Un uomo del suo staff che organizzava i viaggi di Stato è stato arrestato di recente perché era collegato a trafficanti di stupefacenti. A che cosa miravano? «Trasmetteva notizie sulla mia agenda a un cartello del narcotraffico. E’ decisivo per noi esser certi di aver eliminato ogni minaccia di infiltrazione in governo, magistratura, sicurezza. E’ una battaglia quotidiana. Perché queste mafie prendono un sacco di soldi dal mercato dei consumatori americani e in parte lo usano per rafforzare la presenza in Messico. Non lo permetteremo».
Maurizio Caprara
Esteri

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