Thursday, February 10, 2005

MEXICONARCOTRAFFICANTI COSTRINGONO INDIGENI A COLTIVARE OPPIACEI

MEXICO 10/2/2005 0:24
NARCOTRAFFICANTI COSTRINGONO INDIGENI A COLTIVARE OPPIACEI
General, Brief
Bande di narcotrafficanti provenienti dallo stato di Sinaloa, spesso in lotta tra loro per il controllo dello spaccio di stupefacenti, stanno costringendo migliaia di indigeni a sostituire le loro coltivazioni tradizionali con piantagioni di marijuana e papavero da oppio: lo rivela un rapporto dell'Istituto nazionale di antropologia e storia, precisando che le etnie più colpite sono i Tarahumara, Guarijo e Prima, residenti nelle aree montane degli stati di Sonora e Chihuaha. In quelle regioni, oltre 50.000 indigeni vivono per lo più in abitazioni scavate nella roccia dei remoti canyon della Sierra Madre occidentale, sopravvivendo con la coltivazione di grano. Secondo l'antropologo Alejandro Aguilar, "gli anziani stanno lottando per conservare le tradizioni autoctone legate ai cicli del raccolto, mentre i non-indios invadono i loro villaggi diffondendo l'uso di vestiti occidentali, l’uso di armi e il consumo di alcol". Sinaloa è l'area dove si ritiene che sia cominciato il narcotraffico messicano; gli immigrati di origine cinese, giunti nella regione nel XIX secolo, per primi iniziarono a coltivare il papavero, producendo oppiacei da vendere negli Stati Uniti. La bande di 'narcos' locali hanno continuato a produrre diversi tipi di droga da smerciare oltre frontiera, insieme a tonnellate di carichi di cocaina provenienti dalla Colombia.

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