SUDAN DARFUR: KHARTOUM RIFIUTA CORTE INTERNAZIONALE
SUDAN 7/2/2005 12:13
DARFUR: KHARTOUM RIFIUTA CORTE INTERNAZIONALE E ANNUNCIA RITIRO BOMBARDIERI
Politics/Economy, Standard
Il governo sudanese non permetterà che propri concittadini, sospettati di aver commesso crimini di guerra in Darfur, vengano giudicati all'estero. Lo ha detto ieri il vice presidente del Sudan, Ali Ohman Mohammed Taha, durante un comizio tenuto a El Fasher, capitale dello Stato del Nord Darfur durante una delle tappe della sua visita ufficiale nella vasta regione occidentale sudanese, teatro da due anni di scontri e violenze che hanno causato una grave crisi umanitaria. Citato dall'agenzia di stampa nazionale, Suna, Taha ha sottolineato che "il Sudan è dotato di ottime strutture giudiziarie e per questo il governo non accetterà mai un giudizio esterno". La commissione d'inchiesta voluta dalle Nazioni Unite per far luce sulle violenze commesse in Darfur, e chiarire se nella vasta e remota regione sudanese fosse in atto o meno un 'Genocidio', ha consegnato la scorsa settimana al Consiglio di Sicurezza una busta sigillata contenente i nomi di 51 persone - ribelli, miliziani arabi (noti col nome di Janjaweed), ma anche alti dirigenti dello Stato e dell'esercito - chiedendone il giudizio di fronte alla Corte penale internazionale (Cpi) per il loro coinvolgimento diretto e documentato nelle "gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani" registrate in Darfur. Taha si recherà in settimana a New York (insieme a John Garang, storico capo della ribellione indipendentista del Sud Sudan) per partecipare alla riunione che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu dedicherà alla crisi del Darfur. Intanto nel fine settimana Khartoum ha annunciato che sospenderà l'utilizzo degli Antonov (aerei da trasporto truppe di fabbricazione russa, modificati e trasformati in bombardieri) che molte fonti, incluse quelle dell'Unione Africana e dell'Onu, accusano di essere ancora impegnati nel bombardamento di villaggi civili in Darfur. "Sono stati tutti ritirati. Non utilizzeremo più e per nessun compito gli Antonov" ha detto il ministro degli interni Abdel Rahim Hussein alla stampa internazionale. Cominciata nel febbraio del 2003 - quando due gruppi di autodifesa popolare si sollevarono formalmente in armi contro il governo di Khartoum accusato di trascurare la regione e di appoggiare milizie di predoni arabi (Janjaweed) che da anni seminano morte e distruzione nella zona - la crisi del Darfur ha provocato finora un numero imprecisato di vittime (alcune decine di migliaia per le Nazioni Unite, 'solo' 5.000 secondo il governo sudanese) e circa un milione e mezzo di sfollati inclusi 200.000 profughi nel confinante Ciad.[MZ]
DARFUR: KHARTOUM RIFIUTA CORTE INTERNAZIONALE E ANNUNCIA RITIRO BOMBARDIERI
Politics/Economy, Standard
Il governo sudanese non permetterà che propri concittadini, sospettati di aver commesso crimini di guerra in Darfur, vengano giudicati all'estero. Lo ha detto ieri il vice presidente del Sudan, Ali Ohman Mohammed Taha, durante un comizio tenuto a El Fasher, capitale dello Stato del Nord Darfur durante una delle tappe della sua visita ufficiale nella vasta regione occidentale sudanese, teatro da due anni di scontri e violenze che hanno causato una grave crisi umanitaria. Citato dall'agenzia di stampa nazionale, Suna, Taha ha sottolineato che "il Sudan è dotato di ottime strutture giudiziarie e per questo il governo non accetterà mai un giudizio esterno". La commissione d'inchiesta voluta dalle Nazioni Unite per far luce sulle violenze commesse in Darfur, e chiarire se nella vasta e remota regione sudanese fosse in atto o meno un 'Genocidio', ha consegnato la scorsa settimana al Consiglio di Sicurezza una busta sigillata contenente i nomi di 51 persone - ribelli, miliziani arabi (noti col nome di Janjaweed), ma anche alti dirigenti dello Stato e dell'esercito - chiedendone il giudizio di fronte alla Corte penale internazionale (Cpi) per il loro coinvolgimento diretto e documentato nelle "gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani" registrate in Darfur. Taha si recherà in settimana a New York (insieme a John Garang, storico capo della ribellione indipendentista del Sud Sudan) per partecipare alla riunione che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu dedicherà alla crisi del Darfur. Intanto nel fine settimana Khartoum ha annunciato che sospenderà l'utilizzo degli Antonov (aerei da trasporto truppe di fabbricazione russa, modificati e trasformati in bombardieri) che molte fonti, incluse quelle dell'Unione Africana e dell'Onu, accusano di essere ancora impegnati nel bombardamento di villaggi civili in Darfur. "Sono stati tutti ritirati. Non utilizzeremo più e per nessun compito gli Antonov" ha detto il ministro degli interni Abdel Rahim Hussein alla stampa internazionale. Cominciata nel febbraio del 2003 - quando due gruppi di autodifesa popolare si sollevarono formalmente in armi contro il governo di Khartoum accusato di trascurare la regione e di appoggiare milizie di predoni arabi (Janjaweed) che da anni seminano morte e distruzione nella zona - la crisi del Darfur ha provocato finora un numero imprecisato di vittime (alcune decine di migliaia per le Nazioni Unite, 'solo' 5.000 secondo il governo sudanese) e circa un milione e mezzo di sfollati inclusi 200.000 profughi nel confinante Ciad.[MZ]
0 Comments:
Post a Comment
<< Home