Friday, February 04, 2005

Riforma pensioni, i democratici gridano «no»

Riforma pensioni, i democratici gridano «no»
Contestato il discorso di Bush sullo Stato dell’Unione. Il presidente: «Dobbiamo evitare la bancarotta»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON - E’ tempesta sul messaggio sullo stato della Unione di George W. Bush, raffigurato dal Washington Times come Superman con la W sul petto. Secondo i democratici e i repubblicani moderati, «il presidente che vuole mantenere la rotta in Iraq ma vuole cambiarla sulle pensioni», come lo ha definito il New York Times , dovrebbe fare esattamente il contrario. Un giudizio contraddetto, in apparenza, dai telespettatori che hanno seguito il discorso in diretta e che, per il 60 per cento, l’hanno promosso. Ma condiviso probabilmente da gran parte dall'America. Oltre il 26 per cento dell'audience tv ha preferito seguire lo show musicale «Idol», il discorso di Bush ha tenuto davanti agli schermi solo il 25 per cento: un segno di stanchezza. Quello che nei sondaggi ha applaudito alla «santa trinità» del presidente - guerra per la libertà, difesa dei valori e riforma pensionistica - era soprattutto un pubblico di parte. PENSIONI - Bush ha iniziato un blitz in quattro Stati, Montana, Nebraska, Arkansas e Florida, per convincere il Paese dell'urgenza di privatizzare in parte le pensioni. Nel discorso al Congresso non ha usato questo termine, a cui l'America reagisce molto male, ha parlato invece di «salvarle e renderle efficienti». Ha asserito che il sistema pensionistico di Stato, introdotto da Roosevelt negli anni Trenta, durante la Grande depressione, reggerebbe solo fino al 2018 e farebbe bancarotta nel 2042 (le date accertate dal Congresso sono altre: 2020 e 2052). E ha proposto che, a scelta, i lavoratori nati dal ’50 in poi investano il 4 per cento dei salari in azioni, dicendo che frutterebbero il 4,6 per cento annuo sull’inflazione (il 3,3 per cento ribatte il Congresso). Tre volte i democratici hanno gridato «no»: una protesta senza precedenti. CRITICHE - Con la rivoluzione pensionistica, Bush tenta di fare il bis della rivoluzione fiscale di Reagan vent’anni fa. Ma si trova sotto assedio. L'Aarp, la potente associazione degli anziani, ha definito la sua soluzione «peggiore del problema». Il leader democratico al Senato Harry Reid l’ha denunciata come «immorale, una roulette». James Roosevelt, il nipote del creatore delle pensioni di Stato, lo ha accusato di «distruggere la previdenza». Lo stesso Wall Street Journal , la voce della finanza privata, ha ricordato che in altri Paesi, dalla Gran Bretagna al Cile, la privatizzazione delle pensioni ha causato guai. Stando ai calcoli di alcuni economisti, il rischio è che dal 2040 i pensionati prendano poco più della metà di oggi. FEDE - Eletto anche grazie agli evangelici, che ieri mattina ha radunato al «breakfast della preghiera» annuale con altri esponenti religiosi, Bush si è impegnato a combattere l'aborto e a emendare la Costituzione contro i matrimoni gay. Al breakfast, dove ha esortato tutti ad aiutare i poveri e i malati di Aids, ha sostenuto che «gli Usa non sarebbero gli stessi se non fossero ispirati dalla fede» che ha consentito loro di compiere «miracoli». IRAQ - Con una coreografia riassunta dal Washington Post in una feroce battuta, «Hollywood sul Potomac» (il fiume della capitale), Bush ha messo in prima fila nel pubblico la first lady Laura con una elettrice afghana e una irachena accanto, quest’ultima abbracciata dalla madre di un soldato americano caduto in Iraq. Il presidente ha colto l'occasione per ribadire la sua strategia in Iraq: nessun ritiro delle truppe perché è cominciata «una nuova fase», certezza di successo perché le elezioni di domenica hanno dimostrato quanto gli iracheni «vogliano la libertà». Il leader democratico alla Camera Nancy Pelosi ha chiesto un lento disimpegno, criticando le nuove spese di 80 miliardi di dollari per il conflitto. MEDIO ORIENTE - Bush ha usato i toni lirici del discorso dell'inaugurazione - «nella regione avanza la democrazia» - per garantire che si adoprerà alla pace tra israeliani e palestinesi, a cui verserà 350 milioni di dollari di aiuti, e per sollecitare due alleati, Arabia saudita ed Egitto, a promuovere riforme interne. Ma il suo vero obbiettivo erano la Siria e l'Iran, a cui ha rivolto moniti pesanti: «La Siria ospita ancora terroristi e deve aprire le porte alla libertà». E l'Iran, su cui ha peraltro elogiato la mediazione dell'Ue, «resta il primo sponsor del terrorismo, e deve rinunciare ai suoi progetti atomici». In un velato invito agli iraniani a ribellarsi, ha concluso: «Se vi batterete per la libertà, saremo al vostro fianco».
E. C.
Esteri

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