Sostenibilità ambientale, bocciati Usa, Regno unito e Italia
Europa continentale e Sud America in cima all’Indice 2005 per la Sostenibilità Ambientale, bocciati Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia.
E’ quello che emerge dal rapporto preparato dai ricercatori di Yale e della Columbia University e destinato al World Economic Forum, che si riunisce oggi a Davos. La classifica mette in fila 146 paesi in funzione dell’impegno nel mantenimento o miglioramento della qualità dell’aria, nella salvaguardia della biodiversità, nella cooperazione con gli altri paesi sui temi ambientali.
Ai primi tre posti, la Finlandia, la Norvegia e l’Uruguay. Solo 45/mi gli Stati Uniti, dietro paesi come il Botswana o il solito Bhutan, che conferma il recente ruolo di felice outsider nelle statistiche internazionali. Anche il Giappone, e gran parte dell’Europa Occidentale si piazzano davanti a Washington. <> ha tuttavia dichiarato al Guardian il professor Esty, direttore dello Yale Center for Environmental Law and Policy e uno degli autori del rapporto. <>.
In Europa, non brilla la posizione di Gran Bretagna e Italia. Londra occupa il 66/mo posto (era 91/mo nel 2002), l’Italia occupa la 69/ma (era 84/ma). Il miglioramento non deve illudere però. “Piuttosto che di un reale progresso ambientale la risalita in classifica è il risultato di un affinamento dei criteri usati>>, hanno dichiarato gli autori della ricerca al Guardian.
In fondo alla classifica, la Corea del Nord. In compagnia di Haiti, Taiwan, Iraq e Kuwait. Dati che non sorprendono affatto i ricercatori, che segnalano una <> dal punto di vista statistico: i paesi ben piazzati hanno sistemi politici aperti e governi efficaci. Tra i primi dieci, oltre ai <>, compaiono Svezia, Islanda, Canada, Svizzera, Guyana, Argentina e Austria.
Quella di quest’anno è la seconda edizione dell’Indice curata in collaborazione con il World Economic Forum. Il precedente, nel 2002, produsse irritazione in paesi come Belgio, Sud Corea o Messico, piazzati tra gli ultimi. <>, ricorda Young Keun Chung, economista sud coreano, intervistato in questi giorni dal New York Times. <>. Con risultati altalenanti, in verità. La Corea del Sud, pur crescendo di 13 posizioni, è solo 122/mo in classifica e 14/mo tra i 21 paesi ad alta densità di popolazione. Un po’ meglio è andato il Belgio che però pur riducendo il gap si conferma fanalino di coda in Europa.
La valenza politica ed economica del rapporto trova una sua logica nell’inserimento nell’agenda di Davos. Il cambiamento climatico è uno dei temi in programma del meeting della cittadina svizzera e attraverso la Davos Climate Alliance gli organizzatori mirano alla promozione di politiche non inquinanti tra i rappresentanti delle compagnie partecipanti.
Inoltre l’Indice di Sostenibilità Ambientale (ESI), lanciato nel 1999 all’interno di un programma più vasto di misurazioni (l’Environmental Performance Measurement Project) sviluppato dal Center for International Earth Science Information Network (CIESIN) della Columbia University, ha tra gli obiettivi principali la comparazione tra i diversi paesi, fermo restando le differenze tra gli stessi, e lo stimolo alla competizione.
<>, spiegano i ricercatori, <>.
<>, si legge nel capitolo introduttivo del documento disponibile on line all’indirizzo http://www.yale.edu/envirocenter/.
Stefano Baldolini
mercoledì 26-01-05 su Europa
E’ quello che emerge dal rapporto preparato dai ricercatori di Yale e della Columbia University e destinato al World Economic Forum, che si riunisce oggi a Davos. La classifica mette in fila 146 paesi in funzione dell’impegno nel mantenimento o miglioramento della qualità dell’aria, nella salvaguardia della biodiversità, nella cooperazione con gli altri paesi sui temi ambientali.
Ai primi tre posti, la Finlandia, la Norvegia e l’Uruguay. Solo 45/mi gli Stati Uniti, dietro paesi come il Botswana o il solito Bhutan, che conferma il recente ruolo di felice outsider nelle statistiche internazionali. Anche il Giappone, e gran parte dell’Europa Occidentale si piazzano davanti a Washington. <
In Europa, non brilla la posizione di Gran Bretagna e Italia. Londra occupa il 66/mo posto (era 91/mo nel 2002), l’Italia occupa la 69/ma (era 84/ma). Il miglioramento non deve illudere però. “Piuttosto che di un reale progresso ambientale la risalita in classifica è il risultato di un affinamento dei criteri usati>>, hanno dichiarato gli autori della ricerca al Guardian.
In fondo alla classifica, la Corea del Nord. In compagnia di Haiti, Taiwan, Iraq e Kuwait. Dati che non sorprendono affatto i ricercatori, che segnalano una <
Quella di quest’anno è la seconda edizione dell’Indice curata in collaborazione con il World Economic Forum. Il precedente, nel 2002, produsse irritazione in paesi come Belgio, Sud Corea o Messico, piazzati tra gli ultimi. <
La valenza politica ed economica del rapporto trova una sua logica nell’inserimento nell’agenda di Davos. Il cambiamento climatico è uno dei temi in programma del meeting della cittadina svizzera e attraverso la Davos Climate Alliance gli organizzatori mirano alla promozione di politiche non inquinanti tra i rappresentanti delle compagnie partecipanti.
Inoltre l’Indice di Sostenibilità Ambientale (ESI), lanciato nel 1999 all’interno di un programma più vasto di misurazioni (l’Environmental Performance Measurement Project) sviluppato dal Center for International Earth Science Information Network (CIESIN) della Columbia University, ha tra gli obiettivi principali la comparazione tra i diversi paesi, fermo restando le differenze tra gli stessi, e lo stimolo alla competizione.
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Stefano Baldolini
mercoledì 26-01-05 su Europa
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