Thursday, January 27, 2005

USA NEGANO COINVOLGIMENTO IN CRISI COLOMBIA-VENEZUELA

SOUTH AMERICA 25/1/2005 18:08
USA NEGANO COINVOLGIMENTO IN CRISI COLOMBIA-VENEZUELA
Politics/Economy, Brief
Nuova puntata della crisi diplomatica tra Colombia e Venezuela che, dopo l’intervento di Perú, Cile, Messico e Brasile come ‘aspiranti pacificatori’, ha visto da ieri formalmente coinvolto il governo degli Stati Uniti. Washington ha risposto attraverso una nota del Dipartimento di Stato alle accuse lanciate ieri dal presidente venezuelano Hugo Chávez davanti alla folla radunatasi a Caracas per protestare contro il colpo di mano con cui il governo colombiano ha arrestato illegalmente in territorio venezuelano il capo guerrigliero delle Farc (Forze armate rivoluzionare della Colombia) Rodrigo Granda. “So da dove vengono queste provocazioni: da Washington, non da Bogotá” aveva dichiarato Chávez. “Non abbiamo avuto alcun ruolo nella cattura dell’alto responsabile delle Farc, il terrorista Rodrigo Granda” si legge nel comunicato del Dipartimento di Stato Usa, in cui si afferma che le accuse di Chávez “non hanno fondamenta né base alcuna” in quanto il presidente venezuelano “non ha fornito prove sull’implicazione del governo statunitense, poiché non ne ha”. “Chiediamo invece al governo del presidente Chávez di spiegare perché ha permesso a un terrorista delle Farc di viaggiare liberamente sul suo territorio e persino di ottenere un passaporto venezuelano” si legge ancora nel documento, che getta altra benzina sul fuoco. Il governo colombiano nei giorni scorsi aveva consegnato a quello venezuelano una lista contenente una decina di nomi di appartenenti alle Farc e all’Eln (Esercito di liberazione nazionale) che si muoverebbero liberi nel territorio di confine sotto la sovranità di Caracas. Il governo venezuelano ha risposto domandando come mai Bogotá non disponga anche di una lista con i nominativi dei narcotrafficanti e dei paramilitari che creano gravi disordini in territorio venezuelano. Per tentare di riconciliare i due governi stanno trattando almeno quattro Paesi sudamericani, mentre l’Osa (Organizzazione degli Stati americani) ha dato la sua disponibilità a intervenire per una mediazione.[LL]

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