Hillary: «Gli aborti vanno limitati»
Hillary: «Gli aborti vanno limitati»La svolta della senatrice: «Castità nei giovani per diminuire le gravidanze non volute»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON - Non è una conversione, ma è un sorprendente avvicinamento alle forze contrarie all’aborto, la destra cristiana e i «neocon», i due pilastri repubblicani. Ne è stata protagonista Hillary Clinton, uno dei possibili candidati democratici alla Presidenza nel 2008. In un discorso ad Albany, la capitale dello Stato di New York, la ex first lady, una sostenitrice dell’aborto, ha stupito il proprio partito consigliando di sostenere la sua prevenzione. «Per gente in buona fede - ha detto Hillary davanti a un pubblico di oltre 1.000 suoi elettori - esiste l’opportunità di un accordo. Dobbiamo prendere tutti atto che l’aborto è una scelta tragica per le donne. E che il miglior modo di ridurlo è di ridurre le gravidanze non volute». In un attonito silenzio, la senatrice ha aggiunto che «occorre formare una grande alleanza» tra chi è pro e chi è contro l’aborto «per l’istruzione sessuale, l’uso dei profilattici, l’astinenza dei giovani». Ha elogiato persino «i valori morali e religiosi» che inducono i ragazzi a rifiutare il sesso: «Appoggiamo questi programmi - ha esortato l’uditorio -: non sono soltanto intelligenti, sono giusti». È lo stesso linguaggio di Bush, con una distinzione: che la ex first lady difende la sentenza della Corte Suprema che legalizzò l’aborto nel ’72, mentre il presidente la attacca. Hillary si è giustificata non con l’ideologia, ma con i dati: in America si fanno oltre un milione di aborti annui «evitabili» e la metà di essi è dovuta al 7 per cento delle donne che non usano metodi contraccettivi. «Resto dell’opinione che la donna abbia il diritto di scelta - ha sottolineato - Ha però una pesante responsabilità». La senatrice non ha risparmiato le critiche al presidente: «Le sue restrizioni all’aborto - ha protestato - mettono a rischio la vita di molte madri in America e nel mondo». Ma nella sostanza, senza arrivare a vietarlo per legge, ha accolto l’istanza di Bush di limitarlo il più possibile. Ai politici e ai media il discorso della ex first lady, che un anno fa accusò Bush di «demonizzare l’aborto», è suonato come una sfida elettorale ai repubblicani: «Non mi sorprenderei - ha commentato il politologo Larry Sabato - se il suo prossimo passo fosse un analogo chiarimento sul problema dei matrimoni gay. La senatrice si sta portando al centro in vista delle elezioni del 2008: vuole il voto dei moderati. Ha capito che la cosiddetta questione morale è stata una delle cause della sconfitta di Kerry». Hillary non è il solo leader del suo partito ad avere rettificato la rotta sull’aborto: lo hanno fatto anche il nuovo capogruppo democratico al Senato Harry Reid del Nevada e la senatrice della California Dianne Feinstein. Dietro questo riallineamento ci sarebbe l’ex presidente Bill Clinton, che durante la scorsa campagna elettorale esortò invano Kerry a distanziarsi dai «liberal». Clinton avrebbe asserito che i «neocon sono irrecuperabili» ma non lo è una parte della destra cristiana. Le reazioni all’intervento della senatrice sono state diverse. In maggioranza, i repubblicani lo hanno liquidato come «propaganda»: secondo il direttore del Family Research Council , Tony Perkins, «sono solo parole, conta come la ex first lady vota al Senato ed è sempre per l’aborto». Ma in maggioranza per i democratici l’intervento è stato motivo di riflessione: Martha Stahl, una dirigente di Planned parenthood , lo ha definito «un invito al dialogo nell’interesse comune».
Ennio Caretto Corriere 26-01-05
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON - Non è una conversione, ma è un sorprendente avvicinamento alle forze contrarie all’aborto, la destra cristiana e i «neocon», i due pilastri repubblicani. Ne è stata protagonista Hillary Clinton, uno dei possibili candidati democratici alla Presidenza nel 2008. In un discorso ad Albany, la capitale dello Stato di New York, la ex first lady, una sostenitrice dell’aborto, ha stupito il proprio partito consigliando di sostenere la sua prevenzione. «Per gente in buona fede - ha detto Hillary davanti a un pubblico di oltre 1.000 suoi elettori - esiste l’opportunità di un accordo. Dobbiamo prendere tutti atto che l’aborto è una scelta tragica per le donne. E che il miglior modo di ridurlo è di ridurre le gravidanze non volute». In un attonito silenzio, la senatrice ha aggiunto che «occorre formare una grande alleanza» tra chi è pro e chi è contro l’aborto «per l’istruzione sessuale, l’uso dei profilattici, l’astinenza dei giovani». Ha elogiato persino «i valori morali e religiosi» che inducono i ragazzi a rifiutare il sesso: «Appoggiamo questi programmi - ha esortato l’uditorio -: non sono soltanto intelligenti, sono giusti». È lo stesso linguaggio di Bush, con una distinzione: che la ex first lady difende la sentenza della Corte Suprema che legalizzò l’aborto nel ’72, mentre il presidente la attacca. Hillary si è giustificata non con l’ideologia, ma con i dati: in America si fanno oltre un milione di aborti annui «evitabili» e la metà di essi è dovuta al 7 per cento delle donne che non usano metodi contraccettivi. «Resto dell’opinione che la donna abbia il diritto di scelta - ha sottolineato - Ha però una pesante responsabilità». La senatrice non ha risparmiato le critiche al presidente: «Le sue restrizioni all’aborto - ha protestato - mettono a rischio la vita di molte madri in America e nel mondo». Ma nella sostanza, senza arrivare a vietarlo per legge, ha accolto l’istanza di Bush di limitarlo il più possibile. Ai politici e ai media il discorso della ex first lady, che un anno fa accusò Bush di «demonizzare l’aborto», è suonato come una sfida elettorale ai repubblicani: «Non mi sorprenderei - ha commentato il politologo Larry Sabato - se il suo prossimo passo fosse un analogo chiarimento sul problema dei matrimoni gay. La senatrice si sta portando al centro in vista delle elezioni del 2008: vuole il voto dei moderati. Ha capito che la cosiddetta questione morale è stata una delle cause della sconfitta di Kerry». Hillary non è il solo leader del suo partito ad avere rettificato la rotta sull’aborto: lo hanno fatto anche il nuovo capogruppo democratico al Senato Harry Reid del Nevada e la senatrice della California Dianne Feinstein. Dietro questo riallineamento ci sarebbe l’ex presidente Bill Clinton, che durante la scorsa campagna elettorale esortò invano Kerry a distanziarsi dai «liberal». Clinton avrebbe asserito che i «neocon sono irrecuperabili» ma non lo è una parte della destra cristiana. Le reazioni all’intervento della senatrice sono state diverse. In maggioranza, i repubblicani lo hanno liquidato come «propaganda»: secondo il direttore del Family Research Council , Tony Perkins, «sono solo parole, conta come la ex first lady vota al Senato ed è sempre per l’aborto». Ma in maggioranza per i democratici l’intervento è stato motivo di riflessione: Martha Stahl, una dirigente di Planned parenthood , lo ha definito «un invito al dialogo nell’interesse comune».
Ennio Caretto Corriere 26-01-05
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