Cina contro l'aborto selettivo
Cina contro l'aborto selettivo
lunedì 10 gennaio 2005, Il Pensiero Scientifico Editore
La Cina sta pianificando di vietare l'aborto selettivo dei feti di sesso femminile per riequilibrare il rapporto tra bambini e bambine nati che si è sviluppato dall'introduzione, più di 20 anni fa, della drastica "politica del figlio unico" per il controllo delle nascite.
La strategia del figlio unico è stata introdotta in Cina nel 1980 per frenare lo sviluppo demografico troppo veloce e massiccio, che ha visto la Cina arrivare ufficialmente alla cifra di 1,3 miliardi di abitanti proprio in questi giorni. La restrizione del figlio unico ha poi dato modo di spalleggiare una preferenza tradizionale, privilegiando le nascite dei ragazzi. I cinesi, infatti, preferiscono i figli maschi perché li considerano in grado di provvedere al sostentamento della famiglia, di prendersi cura degli anziani e di portare avanti la dinastia.
Stando alle dichiarazioni della Xinhua, l'agenzia ufficiale, secondo Zhang Weiqing, ministro in carica della National Population and Family Planning Commission "Correggere lo squilibrio di genere tra i neonati è tra gli obiettivi principali del governo". "Tra le nuove misure", continua Zhang, "la commissione inizierà proprio con la revisione del diritto penale vietando quelle indagini diagnostiche prenatali che permettono la rilevazione del sesso del feto e l'aborto selettivo tranne che per scopi medici legittimi".
L'aborto sesso-selettivo è già vietato, ma avendo a disposizione diagnosi prenatali abbastanza accurate, sembra che i genitori, che hanno una sola possibilità di mettere al mondo un figlio, spesso decidano di ricorrere all’aborto se il feto è di sesso femminile. Malgrado il desiderio di porre freno allo squilibrio tra i due sessi e le minori restrizioni che negli ultimi anni permettono alle famiglie di contadini di avere due bambini se le prime sono femmine, la Cina non ha dato segno chiaro di voler abbandonare la politica del figlio unico o ascoltare le proteste di chi si è attivato contro di drastica soluzione al controllo delle nascite.
Mao Hengfeng, una tra le attiviste, infatti, dopo essere stata licenziata nel 1998 dal suo lavoro in una fabbrica di sapone quando è rimasta incinta la seconda volta, lo scorso aprile, è stata condannata a 18 mesi di lavori forzati per aver preso parte ad una campagna contro la politica del figlio unico.
http://it.health.yahoo.net/NewsArticle.asp?a=9595&M=208%7C2%7C1
lunedì 10 gennaio 2005, Il Pensiero Scientifico Editore
La Cina sta pianificando di vietare l'aborto selettivo dei feti di sesso femminile per riequilibrare il rapporto tra bambini e bambine nati che si è sviluppato dall'introduzione, più di 20 anni fa, della drastica "politica del figlio unico" per il controllo delle nascite.
La strategia del figlio unico è stata introdotta in Cina nel 1980 per frenare lo sviluppo demografico troppo veloce e massiccio, che ha visto la Cina arrivare ufficialmente alla cifra di 1,3 miliardi di abitanti proprio in questi giorni. La restrizione del figlio unico ha poi dato modo di spalleggiare una preferenza tradizionale, privilegiando le nascite dei ragazzi. I cinesi, infatti, preferiscono i figli maschi perché li considerano in grado di provvedere al sostentamento della famiglia, di prendersi cura degli anziani e di portare avanti la dinastia.
Stando alle dichiarazioni della Xinhua, l'agenzia ufficiale, secondo Zhang Weiqing, ministro in carica della National Population and Family Planning Commission "Correggere lo squilibrio di genere tra i neonati è tra gli obiettivi principali del governo". "Tra le nuove misure", continua Zhang, "la commissione inizierà proprio con la revisione del diritto penale vietando quelle indagini diagnostiche prenatali che permettono la rilevazione del sesso del feto e l'aborto selettivo tranne che per scopi medici legittimi".
L'aborto sesso-selettivo è già vietato, ma avendo a disposizione diagnosi prenatali abbastanza accurate, sembra che i genitori, che hanno una sola possibilità di mettere al mondo un figlio, spesso decidano di ricorrere all’aborto se il feto è di sesso femminile. Malgrado il desiderio di porre freno allo squilibrio tra i due sessi e le minori restrizioni che negli ultimi anni permettono alle famiglie di contadini di avere due bambini se le prime sono femmine, la Cina non ha dato segno chiaro di voler abbandonare la politica del figlio unico o ascoltare le proteste di chi si è attivato contro di drastica soluzione al controllo delle nascite.
Mao Hengfeng, una tra le attiviste, infatti, dopo essere stata licenziata nel 1998 dal suo lavoro in una fabbrica di sapone quando è rimasta incinta la seconda volta, lo scorso aprile, è stata condannata a 18 mesi di lavori forzati per aver preso parte ad una campagna contro la politica del figlio unico.
http://it.health.yahoo.net/NewsArticle.asp?a=9595&M=208%7C2%7C1
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