Thursday, June 22, 2006

Bombòn el perro, il fallimento di una nuova specie

Bombòn el perro, il fallimento di una nuova specie
Stefano Baldolini, schermaglie

REGIA: CARLOS SORIN

INTERPRETI: JUAN VILLEGAS, WALTER DONADO, ROSA VALSECCHI, SABINO MORALES

NAZIONALITÁ: ARGENTINA


Una pista d’autodromo. Un omino in tuta bianca corre trainando al guinzaglio un cane bianco. L’omino è un cinquantanenne gentile che ha perso il lavoro (in una pompa di benzina), vive malvoluto dalla figlia nevrotica, e gira nel suo furgone per un’Argentina pragmatica e isterica che cerca di risollevarsi dopo il default finanziario. L’omino per vivere prova a vendere coltelli che fabbrica a mano.

Il cane è di razza, figlio di un campione famoso, e si chiama Bombòn: il suo padrone morto prematuramente era francese e voleva aprire un allevamento in Patagonia. Sua moglie per ringraziarlo di una riparazione alla macchina della figlia, trainata per centinaia di km nel sud del continente, gli offre un the e gli regala il cane, che giace triste e malinconico in un recinto della tenuta.

Immediatamente la vita dei due cambia. Grazia al pedigree dell’animale, l’omino riesce a penetrare in ambienti prima preclusi, come l’ufficio di un direttore di banca o un esclusivo circolo di caccia. E in pochi passaggi arriva da un fantomatico addestratore di cani, un ciccione a suo modo simpatico che lo convince a tentare la strada delle esposizioni canine, “non hai idea di quanti soldi girino” e a cambiare vita. Ma è qui che accade qualcosa, quella che s’avviava ad una commedia sentimentale segnata dall’amicizia tra un uomo e un cane, subisce uno scarto decisivo.

Succede che con la vita cambia il film, che vira da tinte quasi alla Ken Loach ad un grottesco algido, privo del facile realismo magico, pericolo costantemente in agguato per chi in Sud America prova a dire qualcosa.

“Bombòn – el Perro” si trasforma in un film di fantascienza, verrebbe da dire.

Così eccoci tornati alla pista d’autodromo, ai due in tenuta bianca che dopo qualche strattone si muovono meccanici e perfettamente sincronizzati. Pronti per la nuova esistenza. Attrezzati. Perfettamente equipaggiati. Complementari. Così quello che a prima vista sembrerebbe un allenamento in vista di un’esposizione canina, si trasforma in un paradigma dell’attuale condizione umana (solo in Argentina?), che ha bisogno di un cane di razza per ritrovare un senso e fors’anche una dignità.

Comunque all’inizio la cosa funziona. La nuova specie “omino+cane” si muove bene nel nuovo territorio fatto di essere umani spenti completati da animali supercoccolati, i due vincono il terzo premio alla prima esposizione per la felicità dell’addestratore ciccione e ricevono offerte per diverse “monte” con cagnette di razza in calore. La nuova specie non potrebbe che migliorare, e nel presente dell’omino s’intravede persino un amore (una cantante di canzoni siriano-libanesi, di cui non conosce le parole, ma tanto non le conosce nessuno).

Ma… c’è un problema. Il problema è che Bombòn fallisce la missione fondamentale, non prova nessun interesse per le cagnette di razza in calore, manda all’aria i piani di ricchezza, e soprattutto il riscatto della nuova specie. E’ una questione di libido, sentenzia il veterinario. E la questione sembra non riguardare solo Bombòn, ma un intero paese, costretto ad abbandonare la gioia di vivere per rimettersi in carreggiata. Dopo la dissennata gestione dei Menem di turno, a perseguire obiettivi e procedure fissati da altri (si pensi agli organismi internazionali), e mosse da un’inevitabile darwinismo sociale. Chi ce la fa, bene. Gli altri si arrangino.

Privata della gioia di vivere la figlia dell’addestratore ciccione non riesce a declamare la poesia che la madre le ha insegnato e che le dovrebbe procurare qualche premio: la bambina (sovrappeso) diventa afona da prestazione. Dal canto suo, Bombòn sarà al massimo buono per portare il giornale al padrone.

Alla fatale sentenza del veterinario segue la separazione: i due tornano ognuno per la loro strada. Si ritroveranno in una fabbrica di laterizi. Il cane, che si è ribellato alla legge della genetica che vuole cani di razza montare cani di razza, è alle prese con una cagna (bastarda probabilmente) tutta nera. Sembra felice. Come il suo omino, che è tornato indietro a cercarlo, e che per un attimo abbandona l’espressione stralunata e subalterna alla Rain Man per acquistare uno scampolo di dignità. Sembra un uomo che sorride.

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