Wednesday, March 23, 2005

Oltre 10 milioni di immigrati illegali negli States

L’11 settembre non sembra aver scalfito il “sogno americano” di milioni di persone che continuano ad entrare negli States a caccia di fortuna. Le politiche adottate dall’amministrazione Bush per fronteggiare il terrorismo, tra cui l’inasprimento dei controlli alle frontiere, e le recenti difficoltà dell’economia, non fermano l’immigrazione illegale negli Stati Uniti che registra un incremento del 23% dal 2000 e supera la soglia simbolica dei dieci milioni (da 8,4 milioni a 10,3). Lo rivela un rapporto diffuso lunedì scorso dal Pew Hispanic Center, gruppo di ricerca privato con sede a Washington, che ha analizzato i dati governativi forniti dall’Us Census Bureau e il Department of Labour.
La stima tiene conto di diverse categorie di immigrati: dai clandestini, alle persone con visto scaduto, a chi ha semplicemente violato le leggi d’immigrazione. “Gli sforzi attuati alle frontiere non hanno prodotto una riduzione dei flussi”, ha dichiarato il direttore del centro di ricerca. I dati sono destinati ad alimentare il dibattito, già particolarmente caldo soprattutto all’interno del Partito Repubblicano, profondamente diviso tra intransigenti e non (lo stesso Bush ha cercato di convincere i suoi della bontà di un programma di concessione visti per lavoratori messicani temporanei). “E’ evidente che l’America ha perso il controllo delle sue frontiere” ha commentato Steven Camarota, direttore del Center for Immigration Studies, auspicando un irrigidimento dei controlli.
L’altro nodo della questione è se l’immigrazione aiuti o meno la crescita del Paese. Se la presenza - pur illegale – degli immigrati costituisca uno dei motori nascosti dell’attuale economia americana. Nonostante il rapporto del Pew Hispanic Center ammetta di non riuscire a fornire dei valori attendibili si stima comunque un’incidenza del 5% di lavoratori illegali sul numero totale.
In questo senso più dei numeri, possono provare a spiegare la realtà le vicende di cronaca. Una su tutte, la recente decisione di Wal-Mart di pagare 11 milioni di dollari per aver utilizzato centinaia di immigrati clandestini tra il 1998 e il 2003 per la pulizia dei propri centri. Il gigante della grande distribuzione ha concluso il patteggiamento - si tratta della sanzione più alta mai pagata negli Usa per un’infrazione del genere - senza ammettere le responsabilità che le venivano addebitate, sostenendo di essere all’oscuro del fatto, e solo grazie all’impegno della compagnia ad instaurare un meccanismo di sorveglianza interno, il governo ha rinunciato ad avviare una causa penale.L’analisi dei flussi migratori rivela altre novità interessanti. Sebbene i due terzi della popolazione si concentri in appena otto Stati ed un quarto degli illegali viva in California, (seguita da Florida e New York), dalla metà degli anni ’90 il fenomeno ha assunto modalità nuove. Ad essere toccati infatti oggi sono anche gli stati tradizionalmente con basse percentuali di stranieri come Arizona e North Carolina, o l’area metropolitana di Washington. Inoltre circa un sesto degli immigrati non autorizzati (1,7 milioni) è sotto i 18 anni con evidenti ricadute di ordine sociale.
In termini globali se la crescita (in media 485 mila nuovi arrivi all’anno) rimane stabile, presto saranno raggiunti gli 11 milioni. Oggi la maggioranza è costituita da messicani (5,9 milioni con il 57% del totale). Dopo mesi di dissapori, il controllo delle frontiere tra Messico e Stati Uniti sarà uno degli argomenti dell’incontro di oggi in Texas tra il presidente Vicente Fox, il primo ministro canadese Paul Martin e Bush. Nel vertice è prevista la firma dell’Alleanza per la Sicurezza e la Prosperità nell’America del Nord, considerato dalle parti come il rilancio del Nafta e l’avvio di un processo d’integrazione regionale in materia di commercio, trasporto e sicurezza.
stefano baldolini
EuropaQuotidiano di oggi 23 marzo 2005

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