Wednesday, February 16, 2005

Bufera sulla legge in favore dei repubblichini

La Stampa
Bufera sulla legge in favore dei repubblichini
Insorgono la sinistra, i partigiani, Scalfaro e Vassalli. Imbarazzo nel Polo11-02-2005Nella «Giornata del Ricordo» scoppia la polemica sulla proposta di An di riconoscere ai repubblichini lo status di militari combattenti, equiparati ai partigiani. Scontato che Mirko Tremaglia affermasse di essere «fiero» del suo passato di «ragazzo di Salò». E che il provvedimento avrà tutto il suo sostegno. «Vince sempre chi più crede!», ha detto ieri a Trieste travolto dagli applausi degli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia. Una frase che ricorda il tono di quegli slogan scolpiti sui monumenti e i palazzi del Ventennio. Detto questo, lo spirito che anima il ministro per gli Italiani all’Estero è quello della «pacificazione nazionale». Almeno nelle sue intenzioni. Ma questo comporta una rilettura della storia che non sta bene al centrosinistra. E così è scoppiata una bufera che ha coinvolto anche il presidente del Senato Marcello Pera. E sarà sempre Palazzo Madama il teatro - martedì 15 febbraio - di una controffensiva «antifascista». A scendere in campo in difesa del ddl per la celebrazione del sessantesimo anniversario della Resistenza e contro il provvedimento di An, saranno l’ex presidente della Repubblica Scalfaro e Giuliano Vassalli. A loro fianco ci saranno i capigruppo dell’opposizione e, soprattutto, dieci presidenti delle associazioni partigiane. «Abbiamo sottovalutato la portata dell’offensiva culturale che la destra sta portando nel nostro Paese», ammette Angius. Che alza il tiro su Pera, «liberale a sovranità limitata». La querelle, nata l’altro giorno nell’ufficio dei capigruppo, verteva sulla precedenza da dare al ddl su Salò rispetto a quello sulla Resistenza. E di questa precedenza Angius accusa Pera. Ieri è arrivata la precisazione di Pera: «Angius tenta di coinvolgermi in una polemica politica circa una mia presunta volontà di equiparare la Resistenza e Salò». Ecco, «devo ricordare che per ben due volte il calendario dei lavori è stato approvato all’unanimità e che questa mattina (ieri per chi legge ndr), quando sono iniziati gli esami dei provvedimenti, nessuno, neppure il senatore Angius o alcuno del suo gruppo, ha sollevato obiezioni». Stoccata finale: «Io non interpreto il silenzio in Aula del senatore Angius come una sua equiparazione di resistenti e fascisti, ma non ho neppure bisogno delle sue lezioni per sapere da che parte stare quando sia in gioco la difesa di libertà e democrazia». Ma quale lezione, ha replicato Angius. Semmai, la discussione è nata solo dalla decisione di contrastare la volontà di Pera di ripristinare un ordine dei lavori che vedeva al primo punto il ddl sui repubblichini: «Grazie anche alla mia arrabbiatura l’ordine del giorno votato ovviamente anche da noi, ha visto come primo punto il Ddl sul sessantesimo della Liberazione». E comunque, ha aggiunto Angius, «in Parlamento ci opporremo a questo sciagurato e incostituzionale provvedimento di An». Controreplica puntigliosa di Pera: «La precisione aiuta la verità. La decisione di invertire l’ordine del giorno non si deve alla arrabbiatura di Angius ma alla decisione unanime dei presidenti di gruppo. Come sempre, i fatti hanno la testa più dura delle opinioni e dei ripensamenti». Conclusione tagliente: «Anche per questo sarebbe bene che il senatore Angius non si arrabbiasse, come suo spiacevole costume, con il presidente del Senato». Intanto il ddl di An ha preso il via al Senato, senza che l’opposizione presentasse pregiudiziali di incostituzionalità e con il sostegno di Forza Italia, Lega e Udc. Con il relatore di An Oreste Tofani che lo ha presentato come «un ulteriore passo» verso la pacificazione nazionale. Per la verità non sembra che si vada in questa direzione. E a polemizzare con la destra c’è anche la Margherita, con il capogruppo al Senato Bordon per il quale non sono uguali «quelli che aiutavano i nazisti a riempire i vagoni piombati diretti ai campi di concentramento e chi si faceva ammazzare per ridare all’Italia libertà e democrazia». Ma perchè gli ex Dc, gli ex socialisti e i liberali del centrodestra seguono An in questa operazione politico-culturale? «Me lo spiego - risponde Bordon - con la strumentalità della politica, con la convenienza e con la pochezza culturale». A questo punto è il caso di consultare il responsabile culturale di Forza Italia, Ferdinando Adornato. Che si aggancia alle dichiarazioni di Violante del ‘96 che, a suo avviso, «muovevano nella direzione di un riconoscimento dello status di combattente anche ai repubblichini». Adornato parte dalla considerazione che la Resistenza ha assunto i caratteri della guerra civile, che ci sono state le vittime per mano dei partigiani nel triangolo rosso, che tutta la questione è «molto complessa e quindi difficilmente traducibile in provvedimenti di legge». Provvedimento che di per sè, aggiunge, può essere condivisibile, ma che non coglie la portata storica di quel periodo.Amedeo La Mattina

0 Comments:

Post a Comment

<< Home