Wednesday, February 23, 2005

Rapporto Ilo 2004. Nel mondo crescita senza occupazione. Europa ferma al palo

Nel mondo crescita senza occupazione. Europa ferma al palo
Rapporto Ilo 2004.
Stefano BAldolini (Europa - mercoledì 16 febbraio 2005)

Qualcosa si muove nell’economia globale ma è ancora troppo poco perché si riesca a sfuggire al paradosso fin troppo noto della jobless growth (crescita senza occupazione), termine coniato negli anni ’80 di fronte all’aumento, o alla persistenza, della disoccupazione nei paesi (in quel caso europei) caratterizzati da un’intensa attività produttiva.
Questo è quello che emerge dal nuovo rapporto Global Employment Trends stilato dall’International Labour Office (Ilo). "Nel 2004 nonostante una robusta crescita economica, l’aumento dell’occupazione globale è insignificante", afferma l’agenzia delle Nazioni Unite.
I dati parlano chiaro. A fronte di una crescita del 5%, il tasso di disoccupazione è sceso solo dello 0,2%, dal 6,3% del 2003 al 6,1% (da 185,2 milioni a 184,7 milioni di senza lavoro).
Dall’analisi regionale degli indicatori emerge il trend positivo di America Latina e Carabi (dal 9,3% al 8,6) che spicca però in un contesto decisamente meno brillante. Un modesto decremento (dal 7,4% al 7,2) si registra nelle economie sviluppate occidentali (Ue inclusa). Le percentuali non entusiasmano anche nelle regioni in forte crescita economica: dal 6,5% al 6,4% nel Sud-est asiatico e del Pacifico, dal 4,8% al 4,7% nell’Asia meridionale, inchiodati al 3,3 % in Estremo Oriente. Mentre rimane alta la percentuale di disoccupati nell’Africa mediterranea e Medio Oriente (11,7%) e addirittura in controtendenza nell’Africa sub-sahariana (dal 10% al 10,1%).
Per quanto "irrilevante dal punto di vista quantitativo" si tratta comunque di un "primo passo significativo", afferma il rapporto, ricordando che l’ultima volta in cui il numero di disoccupati è calato è stata nel 2000, ad un anno dalle Twin Towers, vero e proprio spartiacque dell’economia globale.
E a proposito di eventi epocali, l’International Labour Office parte dal recente tsunami asiatico per tracciare "le sei sfide globali che il mercato internazionale del lavoro vede all’orizzonte".
Dalla necessità di una riorganizzazione delle società colpite dalla catastrofe del 26 dicembre scorso, all’emergenza Hiv/Aids, che si stima "sarà responsabile della morte di oltre 3 milioni di persone in età lavorativa nel solo 2005".
Decisivi saranno l’impatto che le dinamiche commerciali (si pensi alla recente scadenza dell’Accordo Multifibre) avranno sui "lavoratori del mondo", e come la politica riuscirà a governare i fenomeni che coinvolgono sia economie sviluppate e non, come l’outsourcing e l’immigrazione.
Altro obiettivo importante, il miglioramento delle condizioni di lavoro nella cosiddetta economia informale, che caratterizza le aree metropolitane del Sud-est asiatico o dell’America Latina. In questo senso il documento mira a non abbassare la guardia. "Il calo degli indici di disoccupazione è solo la punta dell’iceberg. La politica dovrebbe concentrarsi non solo su chi non lavora, ma anche sulle condizioni di chi un impiego ce l’ha già."
Chiude la serie delle priorità, la sfida alla disoccupazione giovanile, "particolarmente rilevante" nelle regioni segnate da sanguinosi conflitti e, in prospettiva determinante, se si considerano i fenomeni demografici in atto. "In molti paesi in via di sviluppo i giovani costituiscono più della metà della popolazione attuale, una percentuale che andrà crescendo nei prossimi dieci anni".
Il rapporto (www.ilo.org/public/english/bureau/inf/pr/2005/8.htm) è stato diffuso in concomitanza del meeting di Budapest sulla regione europea e dell’Asia centrale che ha registrato un vero e proprio stallo nel 2004. Nell’area infatti non ci si è mossi dai 35 milioni di disoccupati dell’anno precedente e i dati preoccupano ancor di più se si considera che la crescita Ue, prevista all’1,6%, è lontana dai valori del resto del mondo.
"Il 2004 è stato un anno perso. Buon governo e politiche coerenti però possono fare la differenza. Noi abbiamo bisogno di economie che producano lavori di qualità per tutti coloro che possono e vogliono lavorare", ha dichiarato Juan Somavia, direttore generale dell’Ilo, aprendo la conferenza.

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