BEATO SCALABRINI: CENTENARIO DEL VESCOVO MISSIONARIO, 'PADRE DEI MIGRANTI'
ITALY 1/2/2005 0:11
BEATO SCALABRINI: CENTENARIO DEL VESCOVO MISSIONARIO, 'PADRE DEI MIGRANTI'
Church/Religious Affairs, Standard
"Nessuno può ormai ignorare il fatto che le nostre società si stanno trasformando, in modo irreversibile, in società multietniche, multiculturali e plurireligiose; questa realtà, di cui le migrazioni sono protagoniste anche se non in modo esclusivo, costituisce una sfida e una risorsa per la convivenza sociale, per la nuova evangelizzazione e per la missione della Chiesa nel mondo": lo affermano nel loro messaggio per il centenario della morte del Beato Giovanni Battista Scalabrini (1905-2005) i Superiori Generali dei tre istituti della Famiglia Scalabriniana, ricordando l’attualità del carisma del vescovo missionario di Piacenza, proclamato dalla Chiesa ‘padre dei migranti’ per la sua opera tempestiva e lungimirante a beneficio degli italiani che emigravano in massa, specialmente verso i Paesi d’Oltreoceano. Nato a Fino Mornasco (Como) l’8 luglio 1839 il Beato Scalabrini, vescovo di Piacenza dal 1876 alla sua morte, il primo giugno 1905, "colse l’importanza politica, sociale e religiosa del fenomeno migratorio nelle società moderne" ricorda il messaggio e "quando già allora molti pensavano si trattasse di un fatto passeggero, ne vide la dimensione globale e permanente. Proprio oggi ci accorgiamo quanto profetiche fossero le sue intuizioni (…) Come figli e figlie di Scalabrini, ci facciamo migranti con i migranti….” Le iniziative per il Centenario della morte del Beato Scalabrini si sono ufficialmente aperte domenica con una Messa presieduta dal Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, nella Basilica romana dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso e culmineranno a Piacenza il primo giugno. Il cardinale Sodano ha indicato nelle Beatitudini evangeliche la "bussola" che ha orientato il cammino di monsignor Scalabrini: "Beati i poveri, beati gli afflitti, beati i miti, beati gli assetati di giustizia, beati i puri di cuore, beati i pacifici, beati i perseguitati per causa della giustizia". Nel messaggio dei Superiori scalabriniani si aggiunge: "Sono questi – i poveri, gli affamati e i disgraziati del cosiddetto terzo o quarto mondo, privi del minimo indispensabile – gli stranieri per eccellenza del XXI secolo, che arriveranno nelle città dell’opulenza del nostro Occidente gridando la loro disperazione e il loro diritto a condividerne il benessere". Oltre che dalla presenza dello straniero profugo o affamato, "il secolo appena iniziato sarà caratterizzato anche dalla figura dell’io straniero a se stesso. Si tratta di quel sentimento di estraneità per cui la persona si percepisce straniera all’interno della propria cultura di appartenenza, nei riguardi della quale vuole affermare la sua alterità e trascendenza. Tempo dello straniero per eccellenza, di chi resta estraneo a ciò che gli è vicino (abbia questa vicinanza il volto della lingua sconosciuta, della terra ignota, dei beni mancanti o della identità infranta), il secolo appena iniziato è urgenza di un pensiero nuovo...”. “E’ questa una missione a tutto campo - conclude il messaggio - rivolta non solo ai migranti, ma allo stesso tempo alla società e alla Chiesa locale. Siamo convinti che le migrazioni, che mettono in discussione i fondamenti stessi della convivenza civile e religiosa, sono il banco di prova che rivela la civiltà di una società e la cattolicità della Chiesa".[FB
BEATO SCALABRINI: CENTENARIO DEL VESCOVO MISSIONARIO, 'PADRE DEI MIGRANTI'
Church/Religious Affairs, Standard
"Nessuno può ormai ignorare il fatto che le nostre società si stanno trasformando, in modo irreversibile, in società multietniche, multiculturali e plurireligiose; questa realtà, di cui le migrazioni sono protagoniste anche se non in modo esclusivo, costituisce una sfida e una risorsa per la convivenza sociale, per la nuova evangelizzazione e per la missione della Chiesa nel mondo": lo affermano nel loro messaggio per il centenario della morte del Beato Giovanni Battista Scalabrini (1905-2005) i Superiori Generali dei tre istituti della Famiglia Scalabriniana, ricordando l’attualità del carisma del vescovo missionario di Piacenza, proclamato dalla Chiesa ‘padre dei migranti’ per la sua opera tempestiva e lungimirante a beneficio degli italiani che emigravano in massa, specialmente verso i Paesi d’Oltreoceano. Nato a Fino Mornasco (Como) l’8 luglio 1839 il Beato Scalabrini, vescovo di Piacenza dal 1876 alla sua morte, il primo giugno 1905, "colse l’importanza politica, sociale e religiosa del fenomeno migratorio nelle società moderne" ricorda il messaggio e "quando già allora molti pensavano si trattasse di un fatto passeggero, ne vide la dimensione globale e permanente. Proprio oggi ci accorgiamo quanto profetiche fossero le sue intuizioni (…) Come figli e figlie di Scalabrini, ci facciamo migranti con i migranti….” Le iniziative per il Centenario della morte del Beato Scalabrini si sono ufficialmente aperte domenica con una Messa presieduta dal Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, nella Basilica romana dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso e culmineranno a Piacenza il primo giugno. Il cardinale Sodano ha indicato nelle Beatitudini evangeliche la "bussola" che ha orientato il cammino di monsignor Scalabrini: "Beati i poveri, beati gli afflitti, beati i miti, beati gli assetati di giustizia, beati i puri di cuore, beati i pacifici, beati i perseguitati per causa della giustizia". Nel messaggio dei Superiori scalabriniani si aggiunge: "Sono questi – i poveri, gli affamati e i disgraziati del cosiddetto terzo o quarto mondo, privi del minimo indispensabile – gli stranieri per eccellenza del XXI secolo, che arriveranno nelle città dell’opulenza del nostro Occidente gridando la loro disperazione e il loro diritto a condividerne il benessere". Oltre che dalla presenza dello straniero profugo o affamato, "il secolo appena iniziato sarà caratterizzato anche dalla figura dell’io straniero a se stesso. Si tratta di quel sentimento di estraneità per cui la persona si percepisce straniera all’interno della propria cultura di appartenenza, nei riguardi della quale vuole affermare la sua alterità e trascendenza. Tempo dello straniero per eccellenza, di chi resta estraneo a ciò che gli è vicino (abbia questa vicinanza il volto della lingua sconosciuta, della terra ignota, dei beni mancanti o della identità infranta), il secolo appena iniziato è urgenza di un pensiero nuovo...”. “E’ questa una missione a tutto campo - conclude il messaggio - rivolta non solo ai migranti, ma allo stesso tempo alla società e alla Chiesa locale. Siamo convinti che le migrazioni, che mettono in discussione i fondamenti stessi della convivenza civile e religiosa, sono il banco di prova che rivela la civiltà di una società e la cattolicità della Chiesa".[FB
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