Saturday, January 29, 2005

PORTO ALEGRE: ANCORA TROPPO POCO IMPEGNO PER SRADICARE POVERTA´NEL MONDO

BRAZIL 29/1/2005 13:33
PORTO ALEGRE: ANCORA TROPPO POCO IMPEGNO PER SRADICARE POVERTA´NEL MONDO
Peace/Justice, Brief
"Dopo cinque anni siamo qui a dire che la campagna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi del Millennio, cioè sradicare la povertà entro il 2015, non sta funzionando: manca volontà politica da parte di tutti per l'applicazione concreta di questi programmi, che vanno adattati alle realtà di ciascun Paese". Lo dice alla MISNA Marina Ponti, vicedirettrice per l'Europa dell'iniziativa promossa dall'Onu. Nel 2000 i governi di tutto il mondo si impegnarono solennemente a garantire otto punti essenziali per ridurre la miseria sul pianeta: "Quel documento è un punto di partenza, sul quale c'è stato un consenso internazionale" aggiunge Ponti. Invece poco o nulla si è mosso. Di fronte a 1 miliardo e 350 milioni di esseri umani che vivono con meno di un dollaro al giorno mancano risposte concrete: "Non solo da parte dei Paesi ricchi del nord del mondo, ma anche dai governi del Sud" spiega la vicedirettrice della Campagna, sotto il tendone bianco del Forum Sociale Mondiale, dove si dibatte di riforma dell'Onu. Cinque anni fa venne tracciata una sorta di 'road map' contro la fame e le malattie: otto punti che i governi del mondo sottoscrissero ma che ora recalcitrano a mettere in pratica: dimezzare la povertà, garantire istruzione elementare per tutti e pari opportunità, ridurre mortalità infantile e materna, fermare la diffusione grandi epidemie (aids, malaria e turbercolosi soprattutto), garantire acqua e servizi sociali. "Questi primi sette sono responsabilità soprattutto dei Paesi poveri", sottolinea Ponti. Ma l'ottavo 'Obiettivo del Millennio' dipende esclusivamente dai 'ricchi', che in questi giorni si ritrovano al Forum mondiale sull'economia di Davos, in Svizzera: ridurre il fardello del debito estero dei Paesi poveri, dare più soldi e spenderli meglio in aiuto allo sviluppo. E riformare l'Organizzazione internazionale del commercio (Wto): entro quello stesso 2015 - sostiene un recente rapporto della Banca Mondiale - il Wto rischia di bloccare altri 240 miliardi di dollari ai Paesi poveri se non allarga le maglie del protezionismo doganale eliminando dazi e sussidi agricoli al Nord del pianeta. "L'Italia, per esempio, è il Paese del G7 che destina la percentuale più bassa in aiuti allo sviluppo, solo lo 0,17% del Prodotto interno lordo (Pil)", argomenta Ponti. Che insiste: "Anche ai governi del Sud del mondo è richiesto uno sforzo: se è vero che la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale rendono difficile le loro politiche, non possiamo tacere delle élite nazionali, sul piano interno, che non facilitano il raggiungimento di un pieno sviluppo. Servono innanzitutto trasparenza e leader che si prendano le proprie responsabilità, come chiede la società civile di questi Paesi" dice ancora la vicedirettrice della 'Campagna' alla MISNA. Tra tanti 'bocciati' ci sono però segnali in controtendenza: il Mozambico, ad esempio, uscito con determinazione da un dopoguerra pericoloso sul piano sociale tanto quanto il conflitto. E altri casi positivi come il Kenya o il Vietnam che - addirittura - ha schiacciato l'acceleratore sui 'Millennium goals', con obiettivi ancora più ambiziosi di quelli dell'Onu. "Il governo di Hanoi è un caso significativo: ha considerato troppo generici gli otto punti individuati dalle Nazioni Unite, li ha rielaborati e fatti propri". Il Vietnam guarda avanti: l'obiettivo di garantire istruzione primaria entro il 2015 è già raggiunto e ora cercherà di assicurare educazione secondaria nei prossimi dieci anni. (Emiliano Bos da Porto Alegre).[EB]

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